C’è chi dice che siamo alla soglie di una quarta rivoluzione industriale. Quel che è certo è che l’intelligenza artificiale sta emergendo con grande velocità come un elemento trasformativo che promette (o minaccia, a seconda dei punti di vista) di ridefinire il mercato e il modo in cui le imprese incontrano il proprio pubblico e conoscono e servono i propri clienti. La combinazione di AI, personalizzazione e customer experience non è quindi solo una tendenza emergente, ma un vero cambio di paradigma che sta ridefinendo e in molti casi ribaltando le regole del gioco nelle economia, fisica e digitale. E come in tutti i cambiamenti epocali, chi prima si adatta e riesce a governare questo cambiamento, è destinato a conseguire un vantaggio competitivo enorme rispetto a tutti gli altri che verranno dopo. Vediamo quindi cosa è destinato a cambiare profondamente nell’economia online e nel rapporto tra imprese digitali e clienti in rete.
Come cambia il marketing digitale
La combinazione tra AI, personalizzazione e customer experience consente alle imprese di scegliersi il proprio pubblico e di vendergli i prodotti che desidera, potendo gestire e analizzare enormi quantità di dati in tempo reale, di identificare tendenze comportamentali, e di prevedere le esigenze future dei clienti. Attraverso l’uso di algoritmi avanzati e tecniche di machine learning, l’IA permette quindi di generare insight profondi e accurati, generando una personalizzazione delle offerte e delle comunicazioni mai vista prima.
Questa nuova frontiera tecnologica non solo ottimizza le strategie di marketing, ma ridefinisce anche l’intera esperienza del cliente, rendendola più fluida, coinvolgente e rilevante.
Secondo il rapporto citato, l’83% dei consumatori è disposto a condividere i propri dati per ottenere un’esperienza più personalizzata, e il 91% afferma che è più probabile che facciano acquisti con brand che offrono offerte e raccomandazioni rilevanti per i loro interessi personali .
Di conseguenza, le imprese che sapranno integrare l’intelligenza artificiale nelle loro strategie di marketing e customer experience avranno un vantaggio competitivo significativo, in un mercato sempre più competitivo e centrato sul cliente.
Il tramonto del tracciamento online
L’era del tracciamento del pubblico attraverso i cookie, sistema che ha governato i flussi di traffico personalizzato verso le imprese sta volgendo al termine.
Le normative sulla privacy, come il GDPR in Europa e il CCPA in California, hanno imposto restrizioni sempre più rigide sull’uso dei dati personali. Allo stesso tempo, le politiche anti-tracciamento adottate da giganti tecnologici come Apple, con il rilascio di iOS 14.5 e la funzione App Tracking Transparency (ATT), hanno limitato drasticamente la capacità delle imprese di raccogliere dati accurati e di qualità.
Il nuovo pubblico di riferimento è quello proprio
Ora che i flussi di traffico provenienti dai motori di ricerca tramite SEO o ADV tramite i social diventano marginali e sempre meno precisi, le aziende trovano conveniente investire in pubblico proprio con il quale fare marketing, il che spiega il successo dell’email marketing e della marketing automation.
L’email marketing permette infatti alle aziende di intercettare e segmentare il loro pubblico con grande precisione, basandosi su dati demografici, comportamentali e preferenze individuali. Questo livello di segmentazione è spesso difficile da raggiungere con SEO e pubblicità online, che tendono a essere più generici e meno mirati .
Numerosi studi mostrano inoltre che le email personalizzate hanno tassi di apertura e di click-through significativamente più alti rispetto alle campagne generiche. Le email personalizzate ottengono in media un tasso di apertura del 29% e un tasso di click-through del 5,2%, rispetto ai tassi molto più bassi delle pubblicità display e delle ricerche organiche.
Il futuro della lead generation
Come faranno le imprese a trovare i propri clienti? Le nuove tecniche di lead generation si basano su approcci più etici, trasparenti e innovativi, sfruttando le potenzialità dell’intelligenza artificiale. Le aziende che sapranno adattarsi a questo nuovo paradigma saranno in grado di generare lead di alta qualità, mantenere l’engagement degli utenti e costruire relazioni durature e di fiducia con i propri clienti.
Nel nuovo contesto dominato dall’AI, l’email marketing e l’automation marketing si confermano dunque strumenti indispensabili e ancora più potenti. E l’intelligenza artificiale amplifica ulteriormente le potenzialità di questa forma di marketing, permettendo personalizzazioni, customer care e anche predizioni in tempo reale fino a prevedere le esigenze future dei clienti.
Verso la iper-personalizzazione
Nel 2021 un rapporto di McKinsey già avvisava che le aziende che si concentrano sulla personalizzazione ottenevano un rotondo 40% in più di ricavi; inoltre il 71% dei consumatori si aspettava esperienze personalizzate e il 76% dei consumatori si sentiva frustrato quando tale personalizzazione non avveniva.
Personalizzazione per singolo utente
A differenza della personalizzazione di base, che può adattare contenuti e offerte a gruppi di clienti, l’iper-personalizzazione si spinge oltre, analizzando dati in tempo reale e comprendendo i comportamenti, le preferenze e le esigenze individuali. Questo approccio permette di offrire contenuti, prodotti e servizi che rispecchiano perfettamente i desideri e le aspettative di ciascun utente, in ogni punto di contatto con il brand.
Gartner prevede che entro il 2025, le organizzazioni che hanno implementato strategie di iper-personalizzazione vedranno un aumento del 40% nei tassi di customer retention e del 30% nei tassi di revenue, mentre secondo McKinsey le aziende che eccellono nella personalizzazione possono generare fino al 30% in più di revenue rispetto a quelle che non lo fanno .
Questo livello di personalizzazione non solo migliora l’esperienza del cliente, ma aumenta significativamente l’engagement, la fedeltà e le conversioni.
Le aziende che sapranno integrare queste tecnologie nelle loro strategie di marketing digitale avranno un vantaggio competitivo significativo, in grado di soddisfare le elevate aspettative dei consumatori moderni e di prosperare in un ambiente sempre più complesso e in continua evoluzione.
La personalizzazione predittiva
La personalizzazione predittiva è una delle applicazioni più significative dell’intelligenza artificiale nell’esperienza del cliente. La capacità di prevedere il comportamento e le esigenze dei consumatori e, di conseguenza, di offrire prodotti e messaggi su misura può avere un impatto significativo sul percorso del cliente e sulle sue decisioni di acquisto.
Il car service intelligente
A proposito delle potenzialità dell’AI predittiva sulla customer experience prendiamo il caso di Sparq, servizio online statunitense di manutenzione e car service, il cui fondatore, Daniel Nieh, è stato intervistato da Forbes:
“Gli algoritmi di intelligenza artificiale possono prevedere le esigenze e le preferenze future dei clienti in base alle interazioni passate, al comportamento di guida e ai modelli di utilizzo. Ciò consente ai clienti di ricevere consigli personalizzati e li aiuta a ottimizzare il funzionamento del proprio veicolo a livello personale. In SPARQ sfruttiamo la personalizzazione predittiva non solo per anticipare i problemi, ma anche per fornire soluzioni in linea con i modelli e le preferenze di utilizzo individuali, trasformando la manutenzione ordinaria dell’auto in un’esperienza anticipatrice, incentrata sul cliente. Questo uso efficace dell’intelligenza artificiale non solo semplifica l’assistenza automobilistica, ma favorisce anche la connessione con i clienti fornendo loro soluzioni di servizio personalizzate e proattive”.
La Home di Sparq
Il risultato è un servizio clienti completamente rinnovato:
“L’utilizzo del nostro strumento diagnostico basato sull’intelligenza artificiale riduce i tempi di risposta ai danni al veicolo che avrebbero potuto essere altrimenti prevenuti. Garantisce che i clienti ricevano un’attenzione personalizzata, migliorando la soddisfazione generale. Inoltre, l’analisi basata sull’intelligenza artificiale analizza le domande dei clienti per identificare i modelli. Ciò ci consente di affrontare in modo proattivo i problemi comuni riscontrati dai clienti e di migliorare i loro servizi”.
Il customer care e il servizio clienti intelligente
Come insegna l’esempio di Sparq, il trittico AI-Marketing automation-customer experience rivoluzione anche il settore della servizio clienti ancora oggi considerato da molte aziende una sezione dell’impresa considerata un costo e per questo sottoutilizzata.
Al contrario, nel nuovo paradigma il servizio clienti diventa una risorsa del marketing e una leva per fidelizzare clienti facendo sì che continuino a comprare.
Personalizzazione del Servizio clienti
Analizzando enormi quantità di dati provenienti dalle interazioni dei clienti con il brand (come acquisti, navigazione web, feedback) l’AI integrata con un CRM consente di personalizzare ogni interazione con il cliente, in modo da fornire risposte rapide e pertinenti.
Il servizio clienti infatti anticipa le esigenze del cliente offrendo suggerimenti utili prima che questi li richieda:
I chatbot e gli assistenti virtuali alimentati da AI gestiscono le richieste di routine, risolvendo problemi comuni senza intervento umano. Questo libera gli operatori per gestire questioni più complesse e di maggiore valore.
Supporto 24/7. Le tecnologie AI permettono di fornire supporto clienti continuo, rispondendo alle richieste in tempo reale, indipendentemente dall’ora del giorno. Questo aumenta la soddisfazione del cliente e riduce i tempi di attesa.
Integrazione dei canali. L’AI integra tutte le interazioni del cliente attraverso vari canali (email, chat, telefono, social media), garantendo che ogni operatore abbia una visione completa del cliente. Questo consente una gestione più efficiente delle richieste e una risoluzione più rapida dei problemi.
Coerenza e continuità. I clienti possono iniziare una conversazione su un canale e continuare su un altro senza dover ripetere le informazioni. Questa continuità migliora l’esperienza del cliente e crea una percezione positiva del brand.
Raccolta di Feedback. L’AI può analizzare il feedback dei clienti in tempo reale, identificando pattern e trend. Questo permette alle aziende di adattare rapidamente le proprie strategie di servizio e migliorare continuamente l’esperienza del cliente.
Apprendimento automatico. I sistemi di AI apprendono continuamente dalle interazioni precedenti, migliorando la qualità delle risposte e l’efficienza del servizio clienti nel tempo.
Esempi di servizio clienti intelligente
Durante la pandemia Decathlon UK è stato sopraffatto da un aumento di 4,5 volte delle richieste dei clienti.
Per gestire questo volume senza precedenti senza compromettere gli elevati standard del servizio clienti, Decathlon si è rivolto a Heyday, una piattaforma di intelligenza artificiale conversazionale.
L’assistente digitale sviluppato è in grado di comprendere oltre 1000 intenzioni uniche dei clienti e di rispondere a domande relative agli articoli sportivi con risposte automatizzate.
Non appena Decathlon ha lanciato il suo assistente digitale, i costi di supporto sono diminuiti poiché lo strumento ha automatizzato il 65% delle richieste dei clienti.
(a proposito di customer service intelligente, dai una occhiata al nostro EdgarBot).
L’AI nell’Automation Marketing: cosa aspettarsi
L’integrazione tra AI e email marketing è destinata ad evolversi continuamente, portando a una personalizzazione ancora più sofisticata e a un’ottimizzazione della customer experience soprattutto in questi ambiti.
Generazione di contenuti AI
Questa è la traiettoria di crescita più probabile per l’intelligenza artificiale, con l’avvento di strumenti generativi come ChatGPT per il testo e Dall-E per le immagini. Nello stesso tempo necessario per scrivere una singola email, è già possibile richiedere a ChatGPT e strumenti simili di modificare l’email e creare versioni dinamiche basate su segmenti, stagionalità, settore e altri fattori.
Segmentazione e personalizzazione dell’AI
Puoi già immaginare un mondo in cui ogni potenziale cliente riceve email, accede a pagine web e interagisce con chatbot disponibili in ogni dove. L’intelligenza artificiale saprà immediatamente con chi sta interagendo, quale cliente con quale storia, interessi e contenuti che hanno cercato nel recente passato, e utilizzando il tutto potrà fornire un’esperienza più pertinente e personale. Senza dover svolgere il lavoro manuale associato alla segmentazione e alla personalizzazione, gli addetti al marketing possono concentrarsi su come spingere gli assistenti AI a perfezionare e migliorare la strategia di segmentazione e i contenuti personalizzati, aggiungendo più valore.
Aumento dei dati dell’AI
La continua crescita dell’intelligenza artificiale dipende dalla continua disponibilità dei dati. I dati sono il cibo che alimenta l’apprendimento automatico dell’intelligenza artificiale. I fornitori di automazione del marketing avranno bisogno di un mix di dati: dati di prima parte (i dati che un marchio raccoglie dai propri clienti comprendenti le interazioni che hanno su tutti i canali di comunicazione) e dati di terze parti su dati demografici, firmografici e segnali di intenti su Internet. Man mano che l’intelligenza artificiale acquisisce e analizza questi dati in modo olistico, le sue capacità non potranno che crescere.
Analisi avanzate
Le piattaforme di marketing automation saranno dotate di analisi avanzate basate sull’intelligenza artificiale e gli addetti al marketing saranno in grado di interrogare l’intelligenza artificiale per creare analisi personalizzate al volo.
L’intelligenza artificiale può anche dirti ciò che ancora non sai. Qual è il mio segmento con il rendimento più alto? Quali sono le mie vendite più veloci? Qual è la sequenza ottimale delle email che inviamo ad altre aziende in un rapporto B2B?
Punteggio predittivo AI e Sales Intelligence
Le piattaforme di automazione del marketing collegate ai CRM (piattaforme di gestione delle relazioni con i clienti) possono sviluppare rapidamente modelli predittivi basati su dati chiusi per aiutare gli esperti di marketing e le vendite a identificare i lead con la più alta propensione a chiudere, eliminando ogni incertezza.
Nel corso del tempo, la precisione dei modelli predittivi migliorerà con la qualità dei dati e della modellazione e man mano che nei modelli vengono introdotti set di dati più specifici, ad esempio dati specifici del settore, della soluzione e del cliente.
Personalizzazione, customer experience e AI: come cambia il marketing digitale in conclusione
Sebbene l’intelligenza artificiale offra un enorme potenziale per personalizzare l’esperienza del cliente, presenta anche delle sfide. Una sfida importante per le aziende che fanno affidamento sull’incontro con l’intelligenza artificiale è mantenere il tocco umano.
Gli strumenti di intelligenza artificiale non sono altrettanto potenti senza operatori umani con esperienza e know-how specializzato. Gli esperti di marketing sono ancora, e rimarranno, necessari per interpretare le raccomandazioni e gli approfondimenti dell’intelligenza artificiale. Ci vorranno esperti in materia per configurare le piattaforme di automazione del marketing e gli strumenti di intelligenza artificiale associati.
Solo le persone possono interpretare e dare priorità alle esigenze specifiche della propria azienda per ottenere il massimo valore dall’intelligenza artificiale. L’eccessivo affidamento all’automazione può portare a esperienze impersonali. Pertanto, le aziende devono trovare un equilibrio tra la personalizzazione basata sull’intelligenza artificiale e l’interazione umana.
In altre parole, le aziende che migliorano con successo l’esperienza del cliente attraverso l’intelligenza artificiale riconoscono i limiti di ciò che la tecnologia può fare. Ad un certo punto, gli esseri umani devono prendere il sopravvento per fornire un’interazione personalizzata e individuale con i clienti.
Ma il potenziale dell’intelligenza artificiale di creare un aumento di 10 volte della produttività e un impatto simile sull’efficacia non è inverosimile. E sta arrivando.
In questo 2024 e negli anni a venire, l’elemento fondamentale di ogni e-commerce e impresa online nel B2C è, e sarà, una customer experience positiva ed estremamente performante, innervata dall’intelligenza artificiale. Lo confermano due recenti rapporti pubblicati dal consorzio italiano Netcomm e da Zendesk, la piattaforma statunitense di assistenza clienti. Nei due rapporti la customer experience viene definita come “fattore cruciale per il successo aziendale” grazie alla sua capacità di “conoscenza profonda del pubblico e la conseguente personalizzazione dei messaggi”, specialmente se unita all’efficienza del servizio e all’intelligenza artificiale che sempre più sarà protagonista nell’aumentare la soddisfazione dei clienti. Vediamo come e attraverso quali strumenti innovativi.
Il Rapporto Netcomm: customer experience al primo posto per motivazione del consumatore
Vediamo anzitutto il panorama del commercio elettronico italiano fotografato dal Rapporto Netcomm pubblicato lo scorso mese.
Nel 2023 gli acquirenti online in Italia sono stati 133 milioni per un valore di beni acquistati pari a 73,5 miliardi di euro. L’acquirente medio ha circa 46 anni, è maschio per il 47.5%, poco più della metà acquista tramite smartphone (55%) o app (37.2%) e nel 66% dei casi acquista nello stesso store online dove aveva già acquistato in passato.
I motivi alla base della scelta dello store di acquisto sono “il prezzo più economico” e subito dopo “la facilità e l’esperienza di acquisto” che secondo l’utente dev essere “semplice, efficiente e rapido”.
Il rapporto evidenzia che chi si dimostra soddisfatto dell’acquisto effettuato tende a ritornare nel negozio dove ha comprato, acquistando “progressivamente in categorie di prodotti sempre diverse”, fino a diventare egli stesso “promotore del nuovo stile di acquisto presso le persone che non hanno ancora fatto l’esperienza”.
I driver di acquisto
I principali driver di acquisto per Netcomm sono:
Prezzo più economico (36,9%). La possibilità di trovare prodotti a prezzi più convenienti rispetto ai negozi fisici è una delle principali motivazioni per gli acquirenti italiani.
Acquisto semplice, veloce ed efficiente (27,2%): L’esperienza d’acquisto online è apprezzata per la sua rapidità ed efficienza.
Ampia scelta (26,2%): La disponibilità di un’ampia gamma di prodotti è un altro fattore chiave.
Consuetudine presso un sito web/app (25,2%): molti utenti scelgono di acquistare su piattaforme con cui hanno già familiarità e di cui sono soddisfatti.
Se uniamo i due punti di questa classifica che dipendono entrambi da una customer experience positiva, ovvero “l’acquisto semplice, veloce ed efficiente” e la “consuetudine di acquistare su piattaforme conosciute di cui i clienti sono soddisfatti”, sommando le due percentuali si arriva al 52.4%, il che pone la customer experience al primo posto in classifica in quanto a volano per gli acquisti online degli utenti.
Motivazioni di acquisto per categoria merceologica
Vediamo in dettaglio le motivazioni d’acquisto online per categoria che naturalmente variano in base alla categoria di prodotto:
Moda e abbigliamento: l’assortimento è il driver principale, seguito dal prezzo e dalla semplicità dell’esperienza di acquisto.
Elettronica: il prezzo e le spese di consegna ridotte sono i fattori predominanti, mentre la facilità di reso ha una grande importanza.
Editoria: le spese di consegna sono cruciali, insieme alla consuetudine e all’assortimento.
Casa e arredamento: la disponibilità di prodotti unici che si trovano solo online è un driver significativo, oltre all’assortimento e al prezzo.
Salute e benessere: Il prezzo e le spese di consegna basse sono i fattori principali, insieme all’assortimento.
I touch point del percorso di acquisto
Come scelgono gli utenti? La scelta di acquisto di un prodotto o servizio/ bene digitale si articola lungo una serie di momenti e “touch point” sia digitali che tradizionali.
Il Customer Journey del cliente online, aggiornato da Netcomm, prevede che l’utente tocchi alcuni touchpoint prima dell’inizio del processo di acquisto.
Questi touchpoint sono:
La ricerca online.
Consultazione di sito/app del brand.
Recensioni di altri clienti.
Consultazioni di altri siti (comparatori, marketplace e e-commerce plurimarca).
Questi sono i touchpoint principali, seguiti poi da:
Confronto e il consiglio di amici e conoscenti che avviene in maniera diretta (non mediata dai Social) è utilizzato in un caso su tre.
Contenuti relativi al prodotto pubblicati sui Social (immagini, video, dirette streaming) nel 31,7% dei casi.
Spazi pubblicitari presenti all’interno dello stesso sito/app di acquisto (Retail media) raggiungono il 25% degli acquirenti.
Il ricorso alla consulenza online con un sistema automatico (es. chatbot, assistente virtuale, etc.) è un’esperienza ancora poco diffusa ma che sta già prendendo piede, ad esempio nel settore Elettronica e Home.
La Soddisfazione del Cliente
Le imprese che vendono sono quelle che soddisfano il cliente. Alla customer experience il rapporto Netcomm dedica un interno capitolo, rivelando come gli acquisti crescano in base alla soddisfazione. E gli store principali lo hanno capito, al punto che la soddisfazione complessiva degli acquirenti italiani per gli acquisti online è molto elevata, con punteggi in costante crescita dal 2015. “Nel 2024 – afferma il rapporto – il punteggio medio di soddisfazione si attesta su un livello molto alto, riflettendo una continua fiducia nel commercio elettronico.
Gli elementi della customer experience positiva
Quali sono gli elementi che generano soddisfazione, secondo gli utenti? Il rapporto Netcomm genera una apposita classifica:
Il pagamento. I consumatori apprezzano la semplicità e la sicurezza dei metodi di pagamento online.
La consegna. Puntualità ed efficienza del servizio di consegna sono altamente valutati.
Chiarezza delle condizioni di vendita e consegna. La trasparenza nelle condizioni di vendita contribuisce positivamente alla soddisfazione del cliente.
Il wallet è lo strumento di pagamento più soddisfacente
La voce “Digital Wallet” è in gran parte alimentata da PayPal ma comprende anche sistemi di pagamento elettronici che sono associati ad altri strumenti (conti correnti, carte, saldo sul conto). La voce “Buono sconto” comprende anche i casi in cui sull’account dell’acquirente presso il Merchant sia presente un saldo positivo, per esempio prodotto dal reso di un acquisto precedente.
La distribuzione per numero di acquisti vede una netta prevalenza dei sistemi basati sulle Carte. Il 57,3% degli ordini online viene saldato al momento dell’acquisto con una Carta di Credito (o prepagata) e più di un terzo con PayPal. Tuttavia, si stima che circa 3 transazioni su 4 gestite da PayPal producano un addebito su una carta di credito dell’acquirente e questa quota deve essere conteggiata nel perimetro delle carte. Così facendo si giunge ad attribuire ai circuiti delle carte l’82,5% delle transazioni.
L’effetto fidelizzazione
Un’altra tendenza rivelata dal rapporto Netcomm è la “Customer loyalty”, la lealtà del cliente al suo brand di riferimento, che avviene in caso di soddisfazione per l’acquisto effettuato.
Chi inizia a fare acquisti online tende a continuare e a espandere le proprie categorie di acquisto, diventando anche promotore dell’acquisto online (presumibilmente nello stesso store da lui scelto) tra amici e familiari. “Questo fenomeno di “virality” è supportato da un elevato Net Promoter Score (NPS), che nel 2024 si attesta a un valore medio del 62,8%.
Gli aspetti critici da evitare
Il Rapporto mette in guardia i retailer italiani da possibili fattori critici segnalati dai clienti e messi in evidenza nel rapporto.
“Nonostante l’alto livello di soddisfazione generale, alcuni aspetti dell’esperienza di acquisto lasciano ancora spazio a miglioramenti”. Tra questi il principale è la “Modalità di ricerca e individuazione del prodotto. Questo è l’aspetto che genera maggiore insoddisfazione tra i clienti. La difficoltà nel trovare il prodotto giusto è un punto critico che necessita di miglioramenti”.
Un punto questo che riguarda l’esperienza cliente che deve essere sempre tenuta presente nel web design dei siti di e-commerce.
Le conclusioni del rapporto Netcomm
Secondo il consorzio “il numero di acquisti online continuerà a crescere, con una previsione di aumento del volume di consegne mensili fino a tutto il 2024. Questo trend indica una consolidata fiducia degli italiani nel commercio elettronico e una crescente adozione di abitudini di acquisto digitali”.
I driver di acquisto online, come la convenienza, la velocità e l’assortimento, insieme a un alto livello di soddisfazione del cliente, giocano un ruolo fondamentale nel consolidare e ampliare l’adozione del commercio elettronico tra gli italiani.
La sfida per il futuro sarà migliorare ulteriormente l’esperienza di acquisto, in particolare per quanto riguarda la facilità di ricerca dei prodotti, per mantenere e aumentare la fiducia dei consumatori nel settore.
Rapporto Zendesk: “Verso una customer experience intelligente”.
La ricerca “Zendesk CX Trends 2024” esplora le tendenze emergenti che stanno trasformando il modo in cui le aziende interagiscono con i propri clienti, analizzando l’impatto dell’intelligenza artificiale sull’esperienza cliente e sulla customer experience.
Le tendenze dei prossimi anni, identificate nel report sono suddivise in tre principali aree:
Esperienze intelligenti e basate sull’AI.
Esperienze basate sui dati e di fiducia.
Esperienze di nuova generazione e immersive.
Le innovazioni chiave all’interno di queste tre aree vedranno l’introduzione di strumenti come l’AI generativa, l’uso avanzato dei chatbot, la gestione dei dati in tempo reale e l’implementazione di regole e best practices standard in tema di trasparenza e sicurezza.
La ricerca sottolinea l’importanza di integrare queste tecnologie in modo strategico per creare interazioni più umane, personalizzate e sicure, migliorando l’efficienza operativa e la soddisfazione del cliente.
5 innovazioni in arrivo che riguarderanno le imprese online
In queste tre aree, il rapporto Zendesk individua 5 tendenze in arrivo:
1 Esperienze intelligenti e basate sull’AI
L’AI Generativa accelererà la creazione di esperienze più umane e interattive come l’iper-personalizzazione dell’utenza, rispondendo alla crescente domanda dei consumatori che chiedono esperienze personalizzate che tengano conto dei loro gusti, preferenze e precedenti esperienze di acquisto.
Di conseguenza il rapporto prevede che “il 70% dei team di marketing e customer experienve faranno un uso massiccio di AI generativa nei vari touchpoint che precedono gli acquisti nei prossimi due anni allo scopo di rendere “le interazioni più calde e familiari, migliorando l’efficienza degli agenti-bot verso una completa soddisfazione del cliente”.
2: I Chatbot si trasformeranno rapidamente in Agenti Digitali
I chatbot stanno evolvendo, diventando sempre più capaci di gestire interazioni complesse e fornire supporto personalizzato. Tuttavia, solo il 22% dei leader ritiene che i loro chatbot attuali siano equivalenti a veri e propri agenti digitali, ma si prevede che questa percentuale aumenterà al 58% nel 2024 grazie a investimenti in tecnologie avanzate. (a proposito di questo, dai una occhiata al nostro Edgar Bot, basato proprio sull’AI generativa).
A questo proposito, il rapporto avverte che qualunque implementazione di AI nell’esperienza cliente dovrà sempre garantire che i processi guidati dall’IA siano comprensibili e giustificabili agli occhi dei clienti, al fine di mantenere la loro fiducia nei confronti del brand.
3. Gestione di privacy e sicurezza degli utenti in capo al brand
Con il ruolo crescente dell’AI e della personalizzazione, la customer experience assume un ruolo chiave nella protezione della privacy dei dati. I responsabili della CX aziendale “devono bilanciare l’uso dei dati per migliorare l’esperienza del cliente con la necessità di mantenere standard elevati di sicurezza e conformità”.
Allo stesso modo, la sicurezza di dati e transazioni non è più un elemento aggiuntivo, ma è integrata in ogni fase del viaggio del cliente. Le aziende devono implementare misure di sicurezza robuste per proteggere i dati e le transazioni dei clienti.
4. Esperienze live e immersive ridefiniscono lo shopping online
L’e-commerce si sta evolvendo oltre la semplice convenienza, con i consumatori che richiedono esperienze più coinvolgenti e interattive. Il commercio conversazionale e lo shopping in live-stream stanno diventando gli standard con i quali i retailer dovranno confrontarsi, offrendo un livello di coinvolgimento e immediatezza superiore.
Come ad esempio, le interazioni vocali, cruciali per gestire problemi complessi e per migliorare il supporto clienti e l’efficienza operativa.
5. Strumenti predittivi di Gestione degli Agenti
Il rapporto rileva come “Gli strumenti predittivi per la gestione degli agenti stanno finalmente superando i metodi tradizionali, offrendo analisi più approfondite e previsioni accurate per migliorare le performance e la soddisfazione dei dipendenti”.
Customer experience essenziale per il futuro in conclusione
Come hai visto, i rapporti Netcomm e Zendesk sottolineano l’importanza cruciale di una customer experience positiva per aumentare le vendite online. Le imprese che desiderano ottenere un vantaggio competitivo nel mercato digitale devono impegnarsi in innovazioni sostanziali nell’infrastruttura dei loro siti web.
L’integrazione dell’intelligenza artificiale (IA) emerge come una soluzione strategica per migliorare vari aspetti critici della customer experience. Ad esempio, l’IA può essere impiegata per personalizzare l’interazione con i clienti, offrendo raccomandazioni di prodotti su misura basate sulle preferenze e sui comportamenti di acquisto passati. Inoltre, l’uso di chatbot avanzati e assistenti virtuali alimentati dall’IA può migliorare l’assistenza clienti, garantendo risposte rapide e accurate alle richieste degli utenti, anche al di fuori degli orari lavorativi tradizionali.
Inoltre, l’analisi predittiva, resa possibile dall’IA, permette alle aziende di anticipare le esigenze dei clienti, ottimizzando la gestione dell’inventario e delle campagne di marketing. La capacità di prevedere i trend di acquisto e le preferenze dei consumatori non solo migliora l’efficienza operativa, ma aumenta anche la soddisfazione del cliente, riducendo i tempi di attesa e personalizzando l’offerta.
Implementare queste innovazioni richiede un investimento significativo, ma i benefici a lungo termine possono superare di gran lunga i costi iniziali. Le aziende che adottano l’IA nelle aree chiave identificate dai rapporti Netcomm e Zendesk non solo miglioreranno la customer experience, ma si posizioneranno anche come leader di mercato, capaci di soddisfare e superare le aspettative dei consumatori moderni.
L’intelligenza artificiale sta generando grandi cambiamenti, quando non vere e proprie rivoluzioni in tutti i campi del lavoro, e naturalmente anche l’email marketing e l’automation marketing non ne sono esenti. In che modo l’AI è già entrata ed entrerà nell’email marketing automation e cosa cambierà o rivoluzionerà? Quali funzioni e strumenti renderà migliori? In questo articolo cerchiamo di offire qualche risposta, tenendo presente che non è una questione di “se” l’AI rivoluzionerà l’email marketing” ma di “quando” lo farà.
Facciamo quindi un punto su cosa è già possibile fare con l’AI e tentiamo un affaccio su quelli che saranno gli scenari a breve termine. Spoilerando già un primo finale: il marketer come figura chiave nell’ideazione di campagne, nell’individuare bisogni e desideri dei clienti ai quali fornire prodotti in grado di soddisfarli, non è figura destinata a scomparire.
AI nell’email marketing e nelle automazioni: cosa fa già e cosa farà
Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Un recente rapporto Hubspot sullo stato dell’intelligenza artificiale generativa nel marketing rivela che un professionista aziendale su cinque utilizza l’intelligenza artificiale nel proprio ruolo.
I professionisti interpellati affermano che l’AI ha influenzato il modo in cui si creano i contenuti e che i vantaggi principali sono il risparmio di tempo, il miglioramento della qualità e la maggiore personalizzazione.
Inoltre, gli addetti al marketing che utilizzano l’intelligenza artificiale generativa risparmiano in media più di 3 ore su ogni contenuto, il che libera tempo per attività più importanti e creative.
AI nell’email marketing: le funzioni già disponibili
L’AI è già entrata nel mondo dell’email marketing automation, ad esempio all’interno di un player che noi di Active Powered conosciamo bene: il software di email marketing/CRM ActiveCampaign.
Editor AI in ActiveCampaign
Da qualche mese è disponibile il nuovo generatore di testi di ActiveCampaign, per generare testi e oggetti per le tue email automatiche, con speed test e quant’altro.
In particolare il nuovo editor permette di:
Generare rapidamente contenuti di testo con semplici istruzioni.
Fornire feedback sul tono, sulla lunghezza.
Tradurre i contenuti in altre lingue.
Produrre contenuti per SMS efficaci.
L’automazione intelligente
Anche sulle automazioni ActiveCampaign sta lavorando alacremente per permettere quello che loro chiamano “democratizzazione delle automazioni”, ovvero rendere la progettazione e l’esecuzione delle automazioni una pratica facile da utilizzare, saltando le parti complesse attualmente necessarie per realizzarle.
Nell’imminente futuro, dicono da ActiveCampaign, si creeranno “esperienze cliente attraverso canali, segmenti di pubblico e messaggi a partire da un singolo prompt o obiettivo. Saranno identificati molto più facilmente segmenti target, per cui progettare sequenze in uscita con l’aggiunta di ramificazioni complesse e contenuti personalizzati, il tutto in pochi minuti”.
Chiudere un lead dipende dal coinvolgimento del cliente ma anche dalla tempestività dell’offerta, ed è su questo fronte che le automazioni di ActiveCampaign andranno a impattare, rendendo tutto molto più semplice – ed effice – per i marketer.
Email marketing & automation: l’AI che vedremo arrivare
Se queste sono le novità che già ci sono, vediamo cosa si prospetta come imminente nello scenario generale.
Il punto di partenza è che nell’email marketing, i marketer devono gestire enormi quantità di dati ed eseguire molte attività per generare una campagna email di successo.
L’obiettivo è quindi il risparmio del tempo lasciando all’intelligenza artificiale il compito di svolgere attività come la raccolta dati e la gestione delle attività ripetitive, per permettere ai marketer di concentrarsi sull’ideazione e pianificazione delle campagne e nell’ottimizzazione di una completa customer experience per il cliente.
Quali sono le attività che saranno completamente (o quasi) gestite dall’AI?
Generazione di testi e contenuti personalizzati
Scrivere testi, oggetti, pre-intestazioni delle email sarà sempre più veloce con contenuti personalizzati, cuciti su misura per tutti i target e per tutte le fasi di avanzamento nei funnel, grazie ad una segmentazione capillare della lista clienti. Molto presto gli algoritmi di intelligenza artificiale analizzeranno il modo in cui gli abbonati interagiscono con le email (e con il brand in generale) e utilizzeranno questi dati per consigliare contenuti, prodotti o servizi in linea con i loro interessi.
Automazioni e chatbot in CRM
Molto presto i CRM, i software che gestiscono i rapporti con i clienti, saranno sempre più innervati dall’AI, ad esempio individuando i lead caldi e caldissimi tramite il tracciamento del loro comportamento nella lista e nel sito, allo scopo di inviare loro sequenze di email personalizzate generate e inviate in automatico, senza più intervalli di tempo dovuti all’analisi e alla creazione di contenuti ad hoc dell’operatore umano.
Quando un lead è caldo ed è pronto a comprare, più tempo passa e più questa intenzione di acquisto diminuisce fino a sfumare. Abbattere i tempi di reazione e far partire email idonee a trascinare l’utente all’acquisto è la sfida da vincere e a cui l’AI potrà dare una grossa mano.
I lead caldi e caldissimi saranno quindi segnalati al team vendite che all’interno del CRM si vedranno balzare all’attenzione i nominativi da contattare al più presto.
Tracciamento contatti completo
L’AI può gestire enormi quantitativi di dati, analizzandoli ed elaborandoli, sostituendosi completamente l’operatore.
Sarà possibile quindi elaborare l’intero comportamento dei contatti in lista email e nel sito, con un dettaglio infinitesimale, attribuendo automaticamente punteggi di interesse basati sui comportamenti considerati rivelatori di intenzioni di acquisto: aperture e click su email, analisi del tempo trascorso dall’utente su una email, tempo di permanenza nel sito, stima dell’interesse su contenuti e prodotti, se interpella il servizio clienti o anche se solo guarda i contenuti del servizio clienti, se legge delle recensioni di altri clienti, insomma un tracciamento mai visto prima, con elaborazioni di consigli e suggerimenti di interventi possibili.
Predittività su chiusure vendita e trend di ri-acquisto
Da questo tracciamento profondo, l’AI fornirà previsioni di acquisto attendibili, fornendo anche consigli e suggerimenti sui prodotti da offrire, su eventuali sconti da praticare, quali contenuti utilizzare in un’offerta commerciale e così via.
Per poi, dopo l’acquisto, ricominciare l’analisi dei comportamenti fino a formulare previsioni di tempi e modi per un riacquisto, sempre tutto visibile all’interno di un CRM, con avvisi e alert costantemente all’attenzione dei commerciali o agli addetti alla vendita.
Segmentazione intelligente
La segmentazione è una tecnica indispensabile nell’email marketing e va fatta bene e in maniera profonda. L’AI svolgerà questo compito incrociando i dati degli utenti con i comportamenti, le abitudini, gli storici di preferenza prodotti e acquisto, attività noiose ed estenuanti per le quali i marketer attualmente spendono centinaia di ore all’anno in attività oltrettutto da rifare periodicamente per poter disporre di dati continuamente aggiornati.
Utilizzando l’intelligenza artificiale, gli esperti di marketing possono lasciare all’AI il compito di segmentare in tempo reale il proprio pubblico in base a vari criteri come demografia, comportamento e cronologia degli acquisti fornendo automaticamente contenuti altamente mirati e personalizzati.
L’intelligenza artificiale prossima. Con cosa avremo a che fare?
Dopo questi cambiamenti che stanno già avvenendo o che avverranno a brevissimo, cosa ci riserva il futuro a medio termine dell’AI nell’email marketing.
Proviamo a fare qualche ipotesi.
Interfacce intelligenti
Qualunque software noi utilizziamo oggi, è gestito da una interfaccia o dashboard. Questa metodologia è destinata a restare e a perfezionarsi sempre di più. È probabile che nel medio termine avremo a che fare con interfacce e dashboard sempre più intelligenti, che ci rivolgeranno domande concernenti i nostri obiettivi.
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La dashboard intelligente
“Cosa vuoi fare oggi?”, chiederà la nostra dashboard intelligente e mano mano che otterrà risposte, genererà altre domande, fino alla realizzazione del compito che si ha in mente.
“Creami un’automazione di questo tipo”, “mi servono delle email giornaliere con questo framework”, “crea delle bozze per questa categoria di email”, “realizzami una automazione che tenga conto di questa e quella condizione”, è la probabile dashboard di un futuro non troppo lontano, un po’ come il maggiordomo-ingegnere Jarvis di Iron Man.
Un’interfaccia alla quale chiedere qualunque cosa. Un’AI che quindi oltre a realizzare le cose, indichi gli elementi che mancano, consigliando su come costruire al meglio l’attività desiderata.
Il sistema ibrido
Quello appena descritto è il prossimo futuro a medio termine. Nel breve termine è lecito aspettarsi un sistema ibrido operatore-AI con la seconda che man mano prenderà sempre più spazio, liberando il marketer dai compiti ripetitivi per permettergli di concepire e realizzare le attività creative.
Cosa aspettarsi nel futuro dell’email marketing dall’AI
Questa è una previsione difficile da fare. Quel che è certo è che l’AI andrà ad occupare piano piano, o meglio abbastanza velocemente tutti i task ripetitivi che fanno perdere tempo, per permettere la generazione di valore aggiunto in maggiore quantità.
E qui veniamo alla domanda la cui risposta abbiamo già spoilerato all’inizio.
l’AI può sostituire il marketer?
La risposta è no. L’intelligenza artificiale, come abbiamo visto, può facilitare molto compiti, sostituirsi all’umano in tante attività, ma almeno al momento appare lontana dal riuscire a creare e a immaginare quello che può immaginare e creare un umano.
Attualmente l’AI non appare ancora minimamente in grado di concepire copy di alta qualità direttamente da zero, non è in grado di strutturare un funnel partendo da zero, non è in grado di ricavare scenari e previsioni di qualità dalle risposte di un sondaggio, non disponendo dell’intuito, della capacità di immaginazione, del “fiuto” di un umano, e di un professionista.
Non puoi chiedere ad esempio all’intelligenza artificiale di dirti quale è il prodotto giusto da lanciare. Può aiutarti nella scelta fornendoti i dati e consigliandoti in base a questi, ma non sostituire la capacità di immaginazione di un umano derivanti dall’esperienza e dagli studi fatti.
Di conseguenza, il marketer, la persona pagata per inventare strade sempre diverse per vendere all’interno di un mercato, continuerà ad esistere e ad essere ben pagata. Grazie all’AI però avrà molto più tempo a disposizione, alleggerita com’è da tutta l’implementazione tecnica e di analisi dei dati, demandata completamente all’AI.
Perciò una singola persona che gestiva cinque clienti, grazie all’AI ne potrà gestire 10.
Questo è il vantaggio.
Non viaggeremo ancora nello spazio grazie a chat GPT, ecco. Almeno non nel breve termine.
Il futuro del prompt designer
Una figura connessa all’AI di cui si parla molto è quella del prompt designer, ovvero la persona che sa dialogare con la macchina attraverso i cosiddetti prompt, ovvero gli input che chatGpt o chi per essa riceve e in base ai quali genera le sue risposte, gli output.
Chiunque abbia utilizzato chatGPT sa che la qualità di un prompt è fondamentale per avere una risposta altrettanto qualitativa. Con un prompt banale si otterrà una risposta generica e superficiale e così via.
Ad esempio su chatGPT è necessario scrivere dei prompt accurati e molto dettagliati con istruzioni precise, per poter ottenere delle risposte non banali e superficiali che non si debbano cestinare per ricominciare daccapo o peggio, rinunciare e scriversi i contenuti autonomamente.
Il prompt designer sarà una professione?
Da qui in molti hanno indicato il prompt designer, la persona che rivolge le domande a una AI come una professione del futuro, che tutte le aziende chiedono e soprattutto chiederanno, e naturalmente sono giù sul mercato manuali di ogni tipo e corsi online per diventare prompt manager, prompt designer, prompt specialist eccetera.
No, il prompt designer NON ha un futuro
Non ce l’ha per due motivi, anzi tre.
Il primo è che siamo in una fase storica di passaggio e in questa fase certamente serve qualcuno che rivolga domande all’intelligenza artificiale. Ma l’AI procede ad una velocità estrema nel perfezionarsi e di conseguenza, sarà sempre più in grado di capire cosa dice un imput senza il bisogno di utilizzare termini particolari o istruzioni inserite in un certo ordine.
Il secondo motivo è che all’AI (ma anche all’azienda) serve uno specialista che sappia prima di tutto cosa chiedere e perché. Il come, ovvero utilizzare i termini giusti e istruzioni dettagliate per ottenere output di qualità, è un ulteriore capacità, ma è appunto una skill, una competenza che chiunque di noi lavori in qualunque campo, dovrà possedere.
Un’ulteriore competenza quindi, non una professione a sé.
E il terzo motivo è che per generare vero valore aggiunto per le aziende e conferire loro un vero vantaggio competitivo bisognerà dare molto di più di un prompt di 4 righe all’AI per ottenere valore vero, e non fuffa o output superficiali o peggio sbagliati.
Non ci sarà alcun bisogno di un prompt designer, ma di addetti e di responsabili che sappiano dialogare allo stesso modo con un cliente o un fornitore e con l’AI.
AI nell’email marketing e automation: cosa fa e cosa farà, in conclusione
Come hai visto siamo agli albori di una nuova tecnica in grado di generare cambiamenti in modo profondo quanto repentino e anche l’email marketing non ne sarà esente.
Quello che devi fare è utilizzare i nuovi tool di intelligenza artificiale in ogni luogo dove sia possibile allo scopo di impratichirti e risparmiare tempo ove possibile, lasciando all’AI i compiti noiosi e ripetitivi per concentrarti laddove davvero serve e dove l’AI, almeno per il momento non sembra poter arrivare: creatività, intuito, fiuto, determinazione, coraggio, intelligenza (umana, non artificiale).
Se non hai già cominciato, fallo subito e conquista il tuo vantaggio competitivo.
Negli ultimi mesi alle fiere del web marketing non c’era una sola azienda che non facesse riferimento, nei suoi prodotti, servizi all’Intelligenza Artificiale. C’era chi proponeva il proprio servizio di copywriting potenziato dall’AI a chi presentava chat intelligenti per questo o quel servizio, per questa o quella funzione. Insomma a livello business pare proprio che l’AI sia entrata prepotentemente nella maggior parte delle aziende italiane.
Del resto il settore promette giri d’affari da capogiro. Se il mercato globale dell’intelligenza artificiale potrebbe raggiungere quota 387 miliardi di dollari di fatturato entro la fine del 2023, secondo le previsioni i ricavi saliranno del 260% entro il 2029, superando così i mille miliardi, grazie a un tasso composito di crescita annua del 20% per i prossimi sette anni.
Per quanto riguarda la situazione italiana, il mercato dell’IA ha raddoppiato il proprio valore negli ultimi due anni e nel 2021 il fatturato ha superato i 380 milioni di euro (+27%), mentre il 53% delle aziende medio grandi italiane ha dichiarato di aver avviato almeno un “AI project” dall’inizio del 2022.
Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Artificial Intelligence, dopo l’Intelligent Data Processing, le soluzioni più diffuse sul mercato italiano riguardano il Natural Language Processing, ovvero l’interpretazione del linguaggio naturale, per il 17,5%, e il Recommendation System, ovvero i suggerimenti di contenuti in linea con le preferenze dei clienti, per il 16%.
Insomma, l’intelligenza artificiale è tra noi, anche se tutto è ancora all’inizio. Ma cosa possiamo aspettarci in futuro dall’intelligenza artificiale nel campo del business?
Chi vincerà la sfida dell’AI? E per fare cosa?
Gli appassionati del settore possono restare aggiornati sulle novità dell’intelligenza artificiale grazie al canale YouTube di Stefano Mini, fondatore di Active Powered, che sta sperimentando l’AI con spirito pionieristico già da qualche mese, riportando notizie e compiendo esperimenti, canale dal quale abbiamo tratto le informazioni che seguono (oltre al podcast di Active Powered, Active Podcast, tenuto sempre da Stefano in compagnia di Alessandro Baglieri).
Cosa si muove sull’intelligenza artificiale in Italia
Quello che appare evidente è che c’è ancora molta incertezza sull’AI, ancora non si sa bene come funzioni e come essa possa essere applicata. Questo accade perché ci sono numerose aziende – non tutte, ma molte di esse – che utilizzano la parola “intelligenza artificiale” come un jolly.
Praticamente appiccicano questa definizione a qualsiasi tipo di prodotto esistente, modificato con una minima integrazione con l’intelligenza artificiale, per poi lasciare al marketing il compito di raccontare un prodotto “basato sull’intelligenza artificiale”, quando in realtà di tratta di puro maquillage in cui l’AI è appena sfiorata.
Intelligenza artificiale e marketing
L’altro fenomeno a cui possiamo assistere è una sorta di “appropriazione” di Chat GPT da parte delle aziende, che ci appiccicano un nuovo logo e lo lanciano come una startup. In pratica fanno poco più che prendere GPT, dargli un prompt leggermente diverso, un sistema leggermente diverso per modificare gli output e creare un’interfaccia front-end.
Così facendo, rilasciano un software e lo promuovono come qualcosa di innovativo, ma in realtà è solo un adattamento superficiale di GPT.
Queste due cose stanno accadendo per due motivi. In primo luogo, tutti parlano di intelligenza artificiale e delle sue potenzialità, quindi è normale che le aziende sfruttino questo argomento per attirare l’attenzione.
E il secondo motivo è che ancora non sono stati rilasciati veri e propri software di qualità che riescano a sfruttare appieno l’intelligenza artificiale in modo integrato. Ci vuole ancora del tempo per capire appieno come funziona l’intelligenza artificiale, i suoi limiti e come integrarla in modo efficace in un software. Bisogna scrivere interi programmi che utilizzino l’intelligenza artificiale, e questo richiede tempo e risorse.
Al momento, sono tutti i software che sfruttano l’intelligenza artificiale per risparmiare tempo, ma dal punto di vista del codice, non sono così difficili come sembrano e non richiedono una grande opera di intelligenza artificiale dietro.
Abbiamo anche noi fatto un progetto simile chiamato “Signor Copy” dedicato al copywriting. È un progetto che abbiamo deciso di sospendere momentaneamente perché stiamo focalizzando le risorse su un altro progetto di intelligenza artificiale, Edgar Bot, il bot intelligente dedicato al supporto clienti, che sta ottenendo maggiore successo di domanda e riscontro con il pubblico.
Come sarà l’intelligenza artificiale nel futuro
Verranno sviluppati software di alta qualità che integrano sistemi avanzati sfruttando veramente l’intelligenza artificiale in modo nuovo, innovativo e pratico. Questi nuovi strumenti arricchiranno l’intelligenza artificiale e la inseriranno all’interno di un sistema più vasto.
I sistemi di intelligenza auto-apprendente saranno in grado di apprendere istruzioni da aziende per fornire prodotti specifici. Prendiamo ad esempio un blog. In questo caso, si parte dalla conoscenza del tuo stile di scrittura e degli argomenti che sono trattati.
Una volta avuto accesso al tuo blog su WordPress e scaricato gli articoli, l’intelligenza artificiale ti potrà suggerire nuovi titoli e nuiove fonti a cui attingere, basandosi sulle tue preferenze e scelte passate.
Successivamente, potrà creare un’outline dell’articolo da approvare o modificare. creare i vari paragrafi, fare delle ricerche su Google per approfondire gli argomenti, permettendoti di selezionare le fonti e i passaggi preferiti.
Alla fine, potrai ottenere un articolo completo con il tuo stile, proprio come se l’avessi scritto tu, indistinguibile dagli altri.
Questo scenario richiede un lavoro molto più complesso rispetto all’ intelligenza artificiale generativa disponibile oggi.
Ma è solo questione di tempo prima che vengano realizzati e resi disponibili al pubblico.
L’Intelligenza artificiale scalabile
Ricerche molto interessanti, soprattutto da Microsoft, dicono che è in arrivo un modello di intelligenza superiore all’attuale Chat GPT di oltre un milione di volte. Questo corrisponde a un miglioramento straordinario, circa 2.300.000 volte migliore rispetto a GPT-4, il che è davvero impressionante.
Secondo questi dati, si può pensare che entro la fine di quest’anno cominceremo a vedere i primi modelli scalabili, cioè applicabili a singole realtà aziendali. E in prospettiva potremmo arrivare a modelli ultra scalabili, in grado di apprendere qualsiasi cosa, includendo dati aziendali e manuali aziendali, in soli 30 secondi.
Immagina un’azienda con un blog che ha migliaia di articoli: con una prossima “GPT-5”, questo modello potrebbe leggere tutti gli articoli, memorizzarli e scrivere nuovi articoli nel tuo stile perché ha memorizzato tutti gli articoli preesistenti.
Ma è vero che Chat GPT sta peggiorando?
Da più parti, recentemente, abbiamo letto notizie riguardanti Chat GPT che starebbe peggiorando in qualità degli output, delle risposte. Come se fosse diventato più stupido.
In realtà non è vero che stia peggiorando. Piuttosto, sono le persone che lo stanno utilizzando in modo sempre più complesso. Quando GPT-4 è stato lanciato, venne considerato un notevole miglioramento rispetto a GPT-3.55, capace di comprendere meglio le cose e di eseguire operazioni basilari senza problemi.
Ora, però, le persone si aspettano che GPT-4 faccia cose sempre più complesse, fino al punto in cui certe richieste risultano troppo difficili o addirittura irrealistiche, e quindi GPT-4 mostra i suoi limiti.
Inoltre c’è un altro fenomeno da considerare. A causa delle diverse denunce per violazione di copyright che OpenAI ha ricevuto da scienziati, artisti, creatori i cui manuali sono stati utilizzati come “istruzioni” per l’AI, è probabile che l’azienda abbia tolto dal dataset di apprendimento di Chat GPT molte di queste opere, il che probabilmente ha causato un deficit qualitativo nelle risposte a domande molto specifiche e di argomento ultra specifico.
È probabile che OpenAI stia cercando di evitare problemi legali rimuovendo alcune informazioni e dati più specifici, come manuali universitari di nicchia, che potrebbero causare problemi legali, questo tuttavia senza apportare un grande impatto sulle capacità generali del modello.
Intanto arriva Bard, l’intelligenza artificiale di Google. Quale va meglio?
Bard è una versione avanzata di PaLM, modello di linguaggio sviluppato internamente da Google Research. Per avere un confronto, Stefano Mini ha fatto un apposito test/confronto con chatGPT 3.5.
Durante il test a entrambi i modelli sono state sottoposte dieci domande di scrittura di codice.
“Ho richiesto loro di generare codice Java e di scrivere su tre argomenti popolari come Python, JavaScript e iPhone. Su dieci prompt identici, sia Bard che GPT hanno risposto in maniera soddisfacente, ma ChatGPT ha vinto su tutte le dieci domande con risposte migliori”.
Il test è proseguito con domande matematiche con GPT 3.5 che ha vinto nove volte su dieci rispetto a Bard, che ha vinto solo una volta su dieci. Inoltre, Stefano ha effettuato domande di ragionamento generale e filosofiche: e ancora una volta, GPT 3.5 ha vinto tutte e dieci le volte, dimostrando la sua superiore capacità.
Tuttavia, Bard si è distinto su due fronti rispetto a GPT. Prima di tutto, Bard ha accesso a dati più recenti, arrivando fino alla fine del 2022 o inizi del 2023, ed ha familiarità con tutte le app di Google. Questo gli consente di fornire risposte di alta qualità, soprattutto riguardo alla documentazione di Google Cloud.
Inoltre, Bard ha una migliore integrazione con la ricerca di Google, fornendo risultati rapidi e di buona qualità. Tuttavia, ha un inconveniente importante: non fornisce i link alle fonti di ricerca, a differenza di ChatGPT 4, che – tramite Bing, il motore di ricerca di Microsoft – offre sempre link e fonti originali, rendendolo più affidabile per la ricerca su internet.
Quando invece si tratta di rispondere a domande senza necessità di link, Bard è molto veloce e riesce a fornire informazioni rapide ed efficaci.
Nel complesso, Bard ha dimostrato di essere rapido nelle risposte, specialmente in questioni di ragionamento. Ma tutto sommato è una delusione in quanto Bard complessivamente non raggiunge lo stesso livello di qualità di Chat GPT.
Il futuro di Bard e di Chat GPT. Quale modello avrà più successo?
Google ha notevoli risorse nell’intelligenza artificiale e ha dominato il settore fin dal 2016. Tuttavia, OpenAI sta recuperando terreno e, con una strategia ben pianificata, sicuramente creeranno modelli di livello simile a GPT-4 nel prossimo futuro. Al momento, OpenAI non è ancora al livello di GPT-3.5, ma il potenziale di crescita è evidente.
L’elemento chiave che potrebbe consentire a OpenAI di rimanere avanti rispetto a Google è una stretta collaborazione con Microsoft. Se Microsoft continuerà a sostenere pienamente OpenAI, insieme potranno competere con successo contro Google nel medio termine. Microsoft sta dimostrando una forte dedizione all’intelligenza artificiale, e con il competente Satya Nadella come leader, hanno tutte le carte in regola per avere successo in questo settore.
Tuttavia, se Microsoft decidesse di sviluppare i propri modelli di intelligenza artificiale o di ridurre il supporto a OpenAI, il vantaggio potrebbe affievolirsi. Al momento, sembra che la partnership tra OpenAI e Microsoft continuerà a prosperare grazie alla loro comune visione sull’importanza dell’intelligenza artificiale e ai risultati positivi ottenuti insieme.
È probabile che OpenAI e Microsoft, lavorando insieme, abbiano il potenziale per battere Google nell’intelligenza artificiale. Continuando a collaborare strettamente, possono mantenere il loro vantaggio e mantenere la loro posizione di primo piano nel settore. Tuttavia, è importante rimanere vigili e costruire una strategia solida per mantenere il successo nel lungo termine.
E Apple in tutto questo?
Da più parti si legge che anche Apple potrebbe intraprendere un percorso nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Al momento, sembra che Apple stia sviluppando un proprio algoritmo e sistema di intelligenza artificiale, ma è probabile che abbiamo deciso di adottare una strategia simile a quella che ha visto il recente lancio del lettore VR. .
Apple è stata tra gli ultimi attori ad entrare nel settore della realtà virtuale, poiché hanno preferito attendere e rilasciare un visore VR che fosse in linea con gli standard Apple.
Questo fa pensare che potrebbero adottare una strategia simile anche per l’intelligenza artificiale. Potrebbero prendersi il tempo per sviluppare internamente un sistema altamente integrato con i loro prodotti, ma potrebbe non essere allo stesso livello dei modelli proposti da Microsoft o Google.
In altre parole, è probabile che Apple non voglia mostrare apertamente le eventuali limitazioni del proprio sistema di intelligenza artificiale e potrebbe preferire limitare l’interazione con esso per garantire risultati di qualità. Tuttavia, potrebbe esserci una limitazione nell’interazione con l’intelligenza artificiale rispetto a modelli come Bard o GPT.
Naturalmente, queste sono solo supposizioni e il futuro delle iniziative di Apple nell’intelligenza artificiale resta incerto. Potrebbero sviluppare una piattaforma di successo, soprattutto se riescono a integrarsi bene con Microsoft, dato che sembra che stiano collaborando strettamente.
Ma attualmente sono semplici spettatori di una sfida tra giganti intelligenti che è appena cominciata. Sta a te e a tutti noi cercare di non restare indietro e cavalcare una rivoluzione tecnologica che è appena agli inizi, l’alba di una nuova era, in cui farsi trovare pronti farà la vera differenza.
Nel 1964 usciva un saggio di Umberto Eco intitolato Apocalittici e Integrati. In questo testo, si analizzava il tema della cultura di massa diffusa dai mezzi di comunicazione e ci si interrogava, o meglio ci si divideva, tra fautori della cultura diffusa dai mass media come un bene per l’umanità (gli Integrati) oppure un pericolo per la cultura stessa che avrebbe perso i suoi interpreti principali (gli intellettuali), per finire nelle menti di chiunque (ovvero non in grado di comprenderla) provocandone a lungo andare la sua scomparsa (gli Apocalittici).
Oggi potremmo definire i primi come quelli che hanno nei confronti delle innovazioni un atteggiamento critico e tradizionalista, quasi aristocratico e che preferiscono l’attuale certo al futuro incerto. Al contrario gli “integrati” sono coloro che hanno del futuro una visione ottimistica talmente pronunciata che a volte sconfina nell’ingenuità.
Questo dibattito è tornato prepotentemente alla ribalta nel caso dell’Intelligenza Artificiale (AI), attaccata dagli apocalittici e difesa dagli integrati.
Apocalittici e integrati sull’AI
Oggi due visioni differenti si contrappongono: un futuro distopico in cui l’uomo viene sopraffatto dalla tecnologia da lui creata. E un futuro in cui l’intelligenza artificiale viene utilizzata dall’uomo in modo etico e responsabile, in cui si bilanciano umanità e l’artificio.
Ogni giorno assistiamo a questo confronto. L’ultimo round si è tenuto nei giorni scorsi, in occasione della sigla dei titoli di testa della serie Disney Secret Invasion.
In questo caso il dibattito, molto acceso, è nato sulla scelta della Disney di realizzare la sigla dei titoli di testa utilizzando esclusivamente un tool di intelligenza artificiale come Mind Journey, scelta che ha scatenato un putiferio di reazioni non proprio benevole (“grossolano “, ” non etico “, “questa è la peggiore introduzione per qualsiasi programma televisivo di sempre” eccetera.
Method Studios, la società che ha realizzato la sequenza dei titoli di apertura, ha rilasciato un comunicato confermando che la sigla era stata realizzata con Mind Journey ma che l’intelligenza artificiale era “solo uno strumento” utilizzato e che “nessun lavoro di artista è stato sostituito”. Troppo poco però per arginare la protesta.
Ma l’intelligenza artificiale ha anche i suoi Integrati: come ha scritto Marah Eakin su Wired, c’è anche una “AI buona”, quando, come nel caso di Pixar, si utilizzano gli strumenti di AI per rendere le fiamme in Elemental più reali, con l’aiuto di molti illustratori umani.
L’Hype Cycle dell’AI
Questo perenne dividersi tra “buona/cattiva, giusta/sbagliata, vero/falso è tipico di ogni rivoluzione tecnologica, che sia annunciata o effettivamente in corso. In realtà il tema “AI buona” vs “AI cattiva” sta finendo – e sfinendo – tutti, contagiando le menti più acute e attente che appaiono sempre più indecise su quale strada prendere o su quale crinale avventurarsi in caso di AI e sue applicazioni.
Intanto come in tutte le rivoluzioni annunciate c’è sempre da distinguere se si tratta di una vera innovazione rivoluzionaria o come spesso accade, di una semplice “bolla” o addirittura moda passeggera.
Ogni innovazione tecnologica di una certa importanza compie sempre uno stesso ciclo di reazioni, definito come “l’Hype Circle”, un ciclo di eccitazione collettiva studiata anche in economia, nel quale la tecnologia diventa prima emergente, poi bolla tecnologica, poi novità commerciale e infine asset industriale. Questo nei casi positivi.
In quelli negativi, invece l’Hype Cycle si ferma allo stato di ”bolla” per poi scoppiare e deflagrare nel nulla. Di esempi se ne possono fare a centinaia:; dalla realtà virtuale di Second Life, nei primi anni Duemila al tanto vagheggiato (da Facebook) Metaverso che stenta però a diventare una realtà.
I 5 stadi dell’Hype Cycle
Come funzionano gli Hype Cycle? Per ogni tecnologia nascente sono state individuate 5 fasi chiave.
Trigger dell’innovazione
Una potenziale svolta tecnologica dà il via alle cose. Le prime storie di proof-of-concept e l’interesse dei media innescano una pubblicità significativa. Spesso non esistono prodotti utilizzabili e la fattibilità commerciale non è dimostrata.
Il Picco di aspettative gonfiate
La pubblicità iniziale produce una serie di storie di successo, spesso accompagnate da decine di fallimenti. Alcune aziende agiscono, molte altre no.
La Disillusione
L’interesse diminuisce man mano che gli esperimenti e le implementazioni non riescono a fornire risultati. I produttori della tecnologia falliscono o si ridimensionano. Gli investimenti continuano solo se i fornitori sopravvissuti migliorano i propri prodotti in modo soddisfacente per i primi utilizzatori.
Il Pendio dell’Illuminismo
Altri esempi di come la tecnologia può portare benefici all’impresa iniziano a cristallizzarsi e diventano più ampiamente compresi. I prodotti di seconda e terza generazione appaiono dai fornitori di tecnologia. Più imprese finanziano progetti pilota; le società conservatrici rimangono caute.
Altopiano della produttività
L’adozione mainstream inizia a decollare. I criteri per valutare la fattibilità del fornitore sono definiti in modo più chiaro. L’ampia applicabilità e rilevanza sul mercato della tecnologia sta chiaramente dando i suoi frutti.
In che stadio della percezione generale si trova l’AI? La tecnologia ora ha raggiunto il punto in cui le persone in ogni campo ne sono innamorate e sperimentano.
Ma a cosa dobbiamo l’improvvisa esplosione dei modelli linguistici come ChatGPT, il machine learning, l’AI predittiva eccetera? Perché in altre parole lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sembra possibile oggi, ma è sempre fallita nei tentativi di ieri?
La risposta è una soltanto: la quantità di dati disponibili oggi, rispetto a ieri. Dall’avvento di internet in poi ogni nostra azione lascia una traccia nel mondo digitale, una traccia che può essere letta da chi viene dopo.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Sono dati che provengono dalla digitalizzazione di documenti, da qualsiasi attività compiuta su internet, ricerche, acquisti, pagine salvate, contenuti pubblicati su piattaforme come Instagram o Linkedin. Le nostre informazioni sono il petrolio della futura economia, e gli algoritmi e l’Intelligenza Artificiale sono gli strumenti imprescindibili per trasformare quei dati in potere economico.
Si legano, quindi, in modo fondamentale la popolazione, l’economia e l’intelligenza artificiale. Stiamo vivendo in un momento di cambiamento storico, sotto aspetti culturali, economici e tecnologici.
Questa è una grande possibilità ma anche un grande pericolo.
Perché tutti dovremmo vedere questo episodio di Black Mirror
Joan, una dirigente di medio livello che lavora in una non meglio precisata startup, torna a casa dopo una giornata difficile in ufficio e scopre che gli eventi che ha appena vissuto sono stati trasformati in un patinato show televisivo con Salma Hayek nel ruolo della protagonista. Da qui in avanti, la situazione degenera: si sovrappongono livelli diversi, ognuno dei quali è zeppo di contenuti.
È il plot di Joan Is Awful, il primo episodio della sesta stagione di Black Mirror.
Quello che allo spettatore può sembrare inizialmente surreale e distopico, assume via via i tratti di un futuro non così lontano e ipotetico. Nel corso dell’intera vicenda i personaggi “subiscono” gli effetti di tecnologie effettivamente già esistenti: dai big data, ai sistemi di intelligenza artificiale più evoluti, fino ai computer quantistici.
L’avvertimento è ovvio: non può esistere tecnologia senza regole. E le regole devono valere per tutti.
L’AI e la perdita dei posti di lavoro
L’argomento principale degli apocalittici dell’AI è naturalmente la perdita dei posti di lavoro. Argomento al quale gli integrati rispondono con l’inevitabilità del progresso e delle innovazioni che nella storia si sono succedute migliaia di volte senza determinare estinzioni di massa dell’umanità che al contrario si è sempre adattata.
Nello scorso marzo, la banca d’affari Goldman Sachs ha previsto in un rapporto che l’intelligenza artificiale potrebbe alla fine sostituire 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno a livello globale e influire su quasi un quinto dell’occupazione, con un particolare impatto sui lavori dei colletti bianchi spesso considerati a prova di automazione, come quelli amministrativi e le professioni legali.
L’intelligenza artificiale è anche una preoccupazione nel comparto dei creativi, vedi lo sciopero degli scrittori televisivi e di intrattenimento iniziato a maggio, con gli scrittori che chiedono una migliore retribuzione e sicurezza del lavoro oltre a un divieto quasi totale dell’uso dell’intelligenza artificiale per produrre contenuti di intrattenimento.
Ma gli analisti notano che, come con la tecnologia precedente che ha sostituito i lavoratori umani, l’IA generativa sta già creando nuovi posti di lavoro e il fiorente settore è appena agli inizi.
“Si prevede che l’IA generativa diventerà un enorme generatore di occupazione a causa delle stime di un mercato dell’IA da 1,3 trilioni di dollari in crescita che aumenterà le vendite e la spesa pubblicitaria per l’industria tecnologica”, ha dichiarato Ben Emons, direttore di NewEdge Wealth, società di consulenza globale.
Riqualificarsi per cavalcare l’AI
Circa la metà di tutte le aziende utilizza attualmente l’intelligenza artificiale in qualche modo.
Sebbene non esista una metodologia di ricerca concordata o impatti economici previsti, l’intelligenza artificiale potrebbe prendere il lavoro di ben un miliardo di persone in tutto il mondo e rendere obsoleti 375 milioni di posti di lavoro nel prossimo decennio.
I lavori più nuovi e meglio retribuiti probabilmente non sostituiranno quelli persi, quindi senza una riqualificazione e una riqualificazione diffuse, le persone comuni avranno notevoli difficoltà a trovare un nuovo lavoro.
Poiché la tecnologia riduce il costo di alcune attività, il valore delle attività rimanenti aumenta, in particolare competenze trasversali come creatività, buon senso, capacità di giudizio e comunicazione.
D’altra parte, ecco 12 lavori che l’intelligenza artificiale non è in grado di sostituire:
Responsabili delle risorse umane
Scrittori
Avvocati
Amministratori Delegati
Scienziati
Membri del clero
Psichiatri
Organizzatori di eventi
Grafici
Responsabili delle pubbliche relazioni
Sviluppatori di software
Capi progetto.
La velocità del cambiamento
Quindi la domanda non è più “se” l’Ai cambierà qualcosa, ma “quando” la cambierà.
McKinsey & Co. prevede che il 45 per cento dei posti di lavoro oggi sarà automatizzato e non esisterà in soli 20 anni. Ma abbiamo già visto un simile cambiamento: gli Stati Uniti ad esempio sono passata da una società di agricoltori (84% nel 1810) a solo il 2% di agricoltori oggi). Quindi non è l’entità del cambiamento in arrivo che deve preoccupare, semmai è la velocità del cambiamento che deve interessare.
L’AI e il reddito universale
Uno dei rimedi previsti per ammortizzare i posti di lavoro persi per l’avvento dell’AI potrebbe risiedere nel reddito universale, cioè in una erogazione fissa di denaro da parte degli stati nazionali a compensazione dei redditi persi per l’AI.
Gli economisti parlano da tempo di reddito di base universale (UBI, Universal Basic Income).
L’UBI è una forma di previdenza sociale in cui tutti nel paese ricevono una somma di denaro regolare e incondizionata, indipendentemente dal reddito, dallo stato lavorativo o da altri fattori. L’idea alla base di UBI è fornire uno standard minimo di vita e ridurre la povertà, offrendo allo stesso tempo agli individui maggiore stabilità finanziaria e libertà di perseguire l’istruzione, l’imprenditorialità o altre opportunità.
La tassa sui robot
Come verrebbe finanziato UBI? Sorprendentemente la risposta arriva da Bill Gates, che ha suggerito una tassa sull’intelligenza artificiale e sui robot. Tassare cioè le aziende che utilizzano intelligenza artificiale e robot per sostituire i lavoratori umani. “Una tale tassa potrebbe aiutare a rallentare il ritmo dell’automazione e fornire finanziamenti per programmi di riqualificazione professionale per i lavoratori che perdono il lavoro a causa di queste tecnologie”.
Gates ha anche suggerito che le entrate generate da una tassa sui robot potrebbero essere utilizzate per sostenere programmi di assistenza sociale come il reddito di base universale, che fornirebbe una rete di sicurezza per le persone colpite dalla perdita di posti di lavoro legata all’automazione.
L’IA è già intorno a noi sotto forma di sistemi di controllo del computer di molti tipi, ora si sta rapidamente intensificando con i modelli di linguaggio di grandi dimensioni dell’IA come ChatGPT e accelererà molto rapidamente.
La registrazione degli eventi e delle conversazioni che quotidianamente ognuno di noi ha ogni giorno è uno degli obiettivi a cui stanno lavorando diverse case produttrici di app, al fine di creare degli assistenti intelligenti in grado di farci da segretari.
E qualunque assistente o segretario personale per essere davvero efficiente deve sapere cosa abbiamo fatto, chi abbiamo incontrato e conoscere perfettamente la nostra agenda.
Il futuro dell’Intelligenza Artificiale
Secondo la visione di Andreessen Horowitz (conosciuta come “a16z”), società di venture capital californiana la nuova era dell’AI sarà segnata soprattutto dall’avvento degli assistenti personali.
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Ogni bambino avrà un tutor AI che è infinitamente paziente, infinitamente compassionevole, infinitamente ben informato, infinitamente disponibile. Il tutor AI sarà al fianco di ogni bambino in ogni fase del suo sviluppo, aiutandolo a massimizzare il proprio potenziale con la versione automatica dell’amore infinito.
Ogni persona avrà un assistente/coach/mentore/formatore/consulente/terapista di intelligenza artificiale che è infinitamente paziente, infinitamente compassionevole, infinitamente ben informato e infinitamente utile. L’assistente AI sarà presente in tutte le opportunità e le sfide della vita, massimizzando i risultati di ogni persona.
Ogni scienziato avrà un assistente/collaboratore/partner di intelligenza artificiale che amplierà notevolmente il proprio ambito di ricerca e risultati scientifici.
Ogni artista, ogni ingegnere, ogni uomo d’affari, ogni medico, ogni assistente avrà lo stesso nei loro mondi.
Ogni leader di persone – amministratore delegato, funzionario governativo, presidente senza scopo di lucro, allenatore atletico, insegnante – avrà lo stesso. Gli effetti di ingrandimento di decisioni migliori da parte dei leader tra le persone che guidano sono enormi, quindi questo aumento dell’intelligenza potrebbe essere il più importante di tutti.
Apocalittici o Integrati nell’AI in conclusione
Chiudiamo questa riflessione sull’AI con una osservazione che ci sembra interessante.
“Vivere in un’epoca in cui tutto sembra futuro è eccitante è anche estenuante. Dato che ogni nuova grande idea guadagna milioni per il suo sviluppo, è difficile sapere quale ne varrà la pena. A questo punto, l’intelligenza artificiale sembra una scommessa abbastanza sicura. È un genio che non può essere rimesso nella sua bottiglia e sembra essenziale che noi, il “noi” collettivo, lo si sottoponga ad ogni genere di stress-test per i suoi casi d’uso più essenziali.
Ma è comprensibile che ci sia anche chi semplicemente desideri che quel genio esaudisca il desiderio di riportare le cose a un tempo più semplice.
L’intelligenza artificiale è una delle invenzioni più significative della storia moderna, paragonabile all’impatto dell’introduzione di Internet e forse anche oltre. Una tecnologia in vertiginosa ascesa destinata a entrare in tutti i campi del nostro vivere quotidiano e a trasformare il nostro modo di lavorare. Comprenderne e studiarne il potenziale, prenderne confidenza, conviverci e organizzarsi con essa, iniziando fin da subito a utilizzare tool e strumenti di intelligenza artificiale per aumentare la produttività aziendale e rimanere competitivi, è perciò necessario e cruciale.
L’Intelligenza artificiale è qui per rimanere
Tom Cruise nel film Minority Report
Secondo il rapporto della società di ricerca tecnologica Gartner, i macro campi di applicazione dell’intelligenza artificiale (AI) nel prossimo futuro saranno almeno 7.
L’elaborazione del linguaggio naturale
Una nuova forma di comunicazione cambierà il nostro modo di approcciarci alla tecnologia, con la quale instaureremo un linguaggio nuovo e specifico, al fine di dialogare tra esseri umani e sistemi intelligenti. I chatbot saranno l’applicazione più comune: ascolteranno, osserveranno comportamenti, costruiranno modelli di dati per prevedere e raccomandare azioni per assistere le persone e automatizzare attività che in precedenza erano possibili solo per gli esseri umani.
La visione artificiale
L’AI sarà in grado di acquisire, elaborare e analizzare immagini del mondo reale per consentire ai software di estrarre informazioni significative e contestuali dal mondo fisico e prendere decisioni inerenti e autonome. I campi di applicazione saranno le auto a guida autonoma, i droni autonomi e i controlli automatizzati delle merci, la sicurezza, la privacy, il marketing eccetera.
Tecniche di intelligenza artificiale saranno sempre più diffuse e incorporate nei punti di contatto tra mondo fisico e digitale nei quali i dispositivi, ad esempio, un sensore in una fabbrica, si connettono autonomamente a Internet, inviano dati reali per effettuare e gestire richiesta di assistenza e modificazioni nel mondo fisico, anche senza supervisione umana. È il mondo dell’Internet of Things (IoT).
L’AI generativa
L’Intelligenza Artificiale Generativa (GAI, o GAN – Generative Adversarial Networks) avrà un impatto enorme sulla generazione dei contenuti, immagini, testi, video, progettazioni. E non solo.
Creazione di musica e suoni, realismo e rendering nel vastissimo campo della progettazione e della creatività per aiutare nella generazione di idee, nella creazione di nuovi concetti e nella ricerca di soluzioni innovative.
I dati sintetici
I dati sintetici si riferiscono a dati generati artificialmente anziché essere raccolti da fonti reali. Un moidello di AI può essere istruito con dati reali per capire le caratteristiche, le correlazioni e le distribuzioni dei dati reali.Successivamente il modello prosegue autonomamente cercando di apprendere i modelli nascosti nei dati reali per poterli riprodurre in modo sintetico.
Attraverso il processo di campionamento, il modello genera dati sintetici che condividono caratteristiche simili ai dati reali, ma non sono stati effettivamente raccolti dall’esperienza reale.
I campi di applicazione sono potenzialmente infiniti: addestramento di ulteriori modelli intelligenti, simulazioni di ambienti virtuali, test e validazioni, apprendimento avanzato per fornire informazioni per decisioni.
Aziende e Intelligenza artificiale
Il rapporto Garner citato prevede il 2025 come anno in cui l’intelligenza artificiale sarà diffusa praticamente ovunque.
Il 50% delle aziende avrà ideato piattaforme di orchestrazione dell’IA per rendere operativa l’IA, rispetto a meno del 10% nel 2020.
L’intelligenza artificiale sarà la categoria principale che guiderà le decisioni sull’infrastruttura, a causa della maturazione del mercato dell’IA, che si tradurrà in una decuplicazione dei requisiti di elaborazione.
Il 10% dei governi utilizzerà una popolazione sintetica con modelli di comportamento realistici per addestrare l’intelligenza artificiale, evitando problemi di privacy e sicurezza.
Iniziare a convivere con l’AI è quindi indispensabile per rimanere competitivi. Ignorare questa tecnologia potrebbe comportare il rischio di perdere opportunità di lavoro e di ridurre la propria competitività nel mercato.
14 tool di intelligenza artificiale che aumentano già ora la tua produttività
Il miglior modo per cominciare a familiarizzare con l’AI è iniziare a utilizzare una serie di tool esistenti che già adesso possono aumentare la tua produttività, qualunque sia il lavoro che tu stia facendo.
Ecco i tool già disponibili
Chat GPT.
Google Bard.
Microsoft Bing.
Grain.
Captions.
AI Manager.
Stable Diffusion / Midjourney.
Riassunti con GPT.
Ricerche online (approfondimenti, fonti…).
Vediamoli in dettaglio.
Chat GPT
ChatGPT non ha bisogno certo di presentazioni o descrizioni, in quanto chiunque non abbia vissuto su Marte negli ultimi 5 mesi, sa benissimo di che si tratta.
Il modello linguistico di Open AI viene offerto in due versioni, quella gratuita, ottenibile tramite registrazione di un account e quella a pagamento, versione Plus, a venti dollari al mese.
La differenze tra i due pacchetti sono rilevanti: la versione gratuita utilizza il modello GPT-3.5, che è aggiornata al 2021 e non può accedere a internet.
Al contrario la versione Plus, utilizza l’evoluzione del modello GPT-4, può collegarsi a internet per mezzo di appositi plugin, ed è molto più veloce, coerente nelle risposte ed è più creativo e collaborativo.
Può generare, modificare e interagire con gli utenti in attività di scrittura creativa e tecnica, può comporre canzoni, scrivere sceneggiature o apprendere lo stile di scrittura di un utente per imitarlo o sostituirlo. Inoltre ha maggiori capacità di memoria e quindi di apprendimento
Se usi l’AI per lavoro, non ha senso restare alla versione gratuita a venti dollari al mese. Sono soldi ottimamente spesi.
Google Bard
Google Bard è lo strumento di AI di Google, un chatbot con linguaggio naturale e l’apprendimento automatico.
Al pari di Chat GPT anche Bard è un chatbot, ma progettato maggiormente per la ricerca. Consente di formulare query in linguaggio più naturale, invece che con singole parole chiave, ed è addestrata su domande e risposte conversazionali dal suono naturale e invece di limitarsi a fornire un elenco di risposte, fornisce un contesto alle risposte.
Attualmente Bard non è raggiungibile dall’Italia ma presumibilmente lo sarà presto. Per utilizzarlo comunque, ci sono due modi:
Il primo è utilizzare una VPN per simulare la propria provenienza da un altro paese in cui Bard è disponibile.
Il secondo modo è disporre di un account Microsoft e utilizzare Bing, il motore di ricerca di casa, che ha ChatGPT4 incorporato, che oggi fornisce quelle funzionalità che saranno tipiche di Bard, ovvero dare un ausilio intelligente alla ricerca.
Chat GPT vs Google Bard
Quale dei due chatbot funziona meglio? Li abbiamo provati entrambi e da quello che abbiamo visto Bard non è così preciso come ChatGPT nel rispondere a domande complesse, è un pochino indietro come capacità di ragionamento è capacità di tirar fuori Informazioni.
ChatGPT utilizza l’intelligenza artificiale generativa, il che significa che può produrre contenuti originali. Ad esempio, gli utenti possono chiedergli di scrivere una tesi sui vantaggi dell’IA. Anche Google Bard lo fa, sebbene abbia un uso leggermente diverso. Bard è orientato a rendere la ricerca più naturale e utile e sintetizza nuove informazioni nelle sue risposte.
Una delle maggiori differenze tra i due è che le risposte di ChatGPT si basano su dati disponibili fino al 2021, mentre Google Bard si basa su dati aggiornati e attuali. Affinché ChatGPT sia praticabile come tecnologia per i motori di ricerca, deve essere in grado di rispondere alle domande con dati aggiornati, non dati vecchi di due anni.
Microsoft Bing
Con la sua partnership con OpenAI, Microsoft Bing offre esattamente ciò che Google offrirà con Bard: ricerca basata sull’intelligenza artificiale per riconoscere le query in linguaggio naturale e fornire risposte in linguaggio naturale. Quando un utente effettua una query di ricerca, riceverà i risultati di ricerca standard di Bing e una risposta generata da GPT-4, oltre alla possibilità di interagire con l’intelligenza artificiale in merito alla sua risposta.
Grain
Uno dei campi in cui l’AI impatterà notevolmente in tema di produttività è l’organizzazione e la gestione delle riunioni online.
Grain è un tool dedicato alle riunioni e meeting online. La sua value proposition è l’acquisizione, l’analisi e l’editing di contenuti in qualsiasi tipo di riunione, fornendo possibilità di organizzazione di dati e contenuti fino a poco fa inimmaginabili.
Il software trascrive i contenuti, li analizza per importanza e rilevanza, li divide in clip di qualsivoglia durata, assegnando a ogni clip una Url specifica per la condivisione. I video possono variare da 30 secondi fino a 10 minuti. Possono anche essere messi insieme in un unico flusso per creare punti salienti riassuntivi.
Non ultimo, gli utenti possono tagliare o regolare la lunghezza del momento saliente dopo che è stato registrato, nonché controllare chi altro può modificare il video in seguito per impedire modifiche indesiderate o manipolazioni dei frammenti.
Grain in sostanza trascrive tutto quello che viene detto nelle riunioni da qualunque partecipante, trattando poi il testo e manipolandolo per produrre sunti, elenchi, categorizzando le informazioni eccetera. Utilissimo.
Lo script di Stefano Mini
Piccola postilla: Grain funziona anche in italiano ma comunemente a tutti i tool in lingua diversa dall’inglese, sottotitoli e testi vengono prodotti traducendo automaticamente le frasi dall’inglese, quindi spesso le traduzioni sono molto fantasiose, quando non palesemente errate.
Stefano Mini, fondatore di Active Powered ha creato un mini programma per le riunioni che prende la trascrizione di una riunione o altro audio (ad esempio un colloquio su Zoom o conferenza), e fa un riassunto delle parti importanti. Lo script utilizza GPT (3.5 o 4) per leggere la trascrizione, e per creare un riassunto o appunti di alta qualità.
Captions
I video sono una parte sempre più prevalente di tutti i contenuti prodotti dai creator. Come tutti sanno oggi i video brevi, detti shorts, sembrano, appaiono andare per la maggiore il che porta la necessità per tutti i creatori di poter realizzare short al massimo livello di qualità.
E uno degli elementi fondamentali non solo degli shorts ma di tutti i video, sono i sottotitoli. Il video infatti deve essere fruito integralmente e completamente non solo da chi sceglie di cliccarci e “aprirselo” in app, ma anche da chi vi si sofferma in un feed sui social e non ascolta l’audio ma lo vede soltanto.
I sottotitoli sono quindi fondamentali. E più creativi sono, più sono capaci di restituire tono, enfasi sulle parole giuste, più sono efficaci.
Captions è al momento l’unica app per fotocamera (ma è in arrivo anche la versione desktop) che trascrive, sottotitola e ritaglia automaticamente i tuoi video parlati.
L’AI guarda il video, ne comprende tono, scopo e funzione e automaticamente produce sottotitoli coinvolgenti, utilizzando maiuscole, neretti, emoticons, emonji, tutto quello che ritiene utile per il massimo coinvolgimento – l’engagement – dello spettatore.
E non fa errori. Anche se tu parli misto inglese-italiano, usi un certo slang.
L’effetto di questa app già si comincia a vedere nei video che girano ed è assolutamente una app a cui abbonarsi se il proprio mestiere è il creatore di contenuti.
AI manager
Questo non è un tool, quanto meno non è un tool disponibile, anche se ci sono varie realtà che ci stanno già lavorando. Al momento quindi parliamo di un mindset, cioè l’attitudine a consultare l’intelligenza artificiale in sede di decisioni.
Tutti i manager e gli imprenditori prendono decisioni e lo fanno in vari momenti della giornata. Ogni giorno si prendono decisioni rilevanti riguardanti l’azienda, il personale, i prodotti, i rilasci, i clienti e molto spesso si tratta di decisioni prese sotto stress o comunque in condizioni non ottimali.
Questo perché siamo umani e le nostre decisioni, la qualità delle nostre decisioni a volte non è alta, a volte ancora è molto bassa, per via di condizioni esterne come lo stress, l’ansia, la fretta.
l’Intelligenza artificiale invece non ha di questi problemi, ed è capace di analizzare situazioni complesse e di elaborarle velocemente, sempre con la stessa qualità ed efficienza, restituendo decisioni di elevata qualità.
In Active Powered abbiamo cominciato a interpellare Gpt-4 anche in ambito decisioni. Descriviamo la situazione, cercando di darle la massima quantità di dati e poi semplicemente chiediamo: “tu cosa faresti al posto mio?”
in genere L’AI tende a dare una risposta molto articolata, forse un po’ prolissa, ma molto ben argomentata sul perché si e sul perché no. Vantaggi e svantaggi molto ben esposti e molto lucidamente considerati, il che ti può aiutare a giungere a una decisione di qualità.
In attesa che arrivi un tool specifico, abituati e allenati a ottenere dall’AI disponibile anche consulenze aziendali.
Stable Diffusion / Midjourney
Siamo nel campo delle immagini. Ideazione, produzione, manipolazione, e tutto quello che hai sempre desiderato in una immagine. In questo campo, l’AI già oggi produce risultati incredibili.
Mid Journey AI è una piattaforma creativa che consente agli utenti di generare mondi, personaggi e immagini unici attraverso l’uso di brevi descrizioni testuali. È uno strumento AI di conversione text2image che genera immagini in base alle istruzioni fornite nei prompt. Midjourney è noto per essere sorprendentemente facile da generare immagini artistiche con molti dettagli e stili.
Una delle sue peculiarità è che non necessita di training particolarmente impegnativi. È realizzato in modo da dare subito dei risultati, richiedendo poche informazioni, anzi, molto spesso, la piattaforma ignora letteralmente parte del tuo suggerimento e fornisce immagini estetiche sempre sorprendenti.
Per accedere al servizio è necessario disporre di un account Discord, è a pagamento, e una grande limitazione, oltre al fatto che è a pagamento, è non puoi modificare immagini esistenti ma solo crearne ex novo.
Stable Diffusion, invece è molto più flessibile, molto più personalizzabile ed è anche totalmente gratuito. A differenza del competitor che è progettato su una tecnologia proprietaria non modificabile, Stable è un open source il che significa che è molto partecipata dagli utenti e anche un neofita può già da subito operare per creare immagini di alta qualità.
Ma soprattutto uno dei punti di forza di Stable Diffusion sta nei modelli disponibili a cui attingere. Essendo un open source, chiunque può creare un modello e metterlo a disposizione degli altri utenti e infatti già ora se ne trovano a migliaia.
Questo comporta che un utente può sfogliare i modelli e scegliere uno stile come in un catalogo, il che facilita molto le scelte e gli obiettivi. Ogni modello poi può essere ulteriormente modificato in molti modi.
Riassunti con GPT
L’intelligenza artificiale è un validissimo alleato quando si tratta di elaborare grandi documenti, testi di convegni, interventi di più ore. Puoi immettere questi documenti enormi in chatGPT o in qualsiasi altro tool che utilizza i modelli LLM, per creare delle sintesi e dei riassunti.
In GPT-4 puoi inserire direttamente il documento, scrivere un prompt per istruire l’AI su quello che deve fare con quel materiale e ottenere il risultato desiderato con grande efficienza.
Ricerche online
Il miglior modo per fare ricerche online con l’ausilio dell’AI attualmente è Bing Chat, che ti fornisce risultati di qualità in termini di risposte e di fonti. Un altro vantaggio di Bing è che mentre cerca ti dice dove e cosa sta cercando, in modo da poterlo fermare e correggere in caso di ricerche sbagliate.
I tool in arrivo
Finora abbiamo parlato di tool e attività già disponibili, diamo uno sguardo ai tool in arrivo.
AI su ActiveCampaign.
SignorCopy.
EdgarBot.
Vertex AI.
Ai su ActiveCampaign
Il primo è l’intelligenza artificiale in arrivo su ActiveCampaign.
Del resto, il software leader sul mondo dell’automazione non poteva non dotarsi di un tool AI esclusivo e modellato sulla sua attività.
È un tool sviluppato da Stefano Mini e sarà dedicato ai copywriter e a chi ha necessità di produrre testi di qualità in modo abbastanza veloce per tutta una serie di funzioni: dalle descrizioni degli ecommerce, alle landing page, all’email marketing.
Ma non solo. Stiamo cercando di andare oltre quello che è già possibile fare con ChatGPT: l’obiettivo è ottenere uno strumento molto potente e verticale sul copywriting pensato specificamente per il mercato italiano.
Edgar Bot
Al nostro bot intelligente per il supporto clienti abbiamo già dedicato un articolo. Qui ci limitiamo a riassumere quello che sarà il suo punto di forza: un AI in grado di leggere lo storico delle richieste di assistenza e di rispondere agli utenti in tempo reale.
Vertex AI
È stato appena annunciato da Google nella recente conferenza Google Data Cloud & AI Summit 2023, dedicata agli sviluppatori.
Vertex AI è un tool di Google per creare modelli linguistici personalizzati in un’unica interfaccia utente. Diverse funzioni automatizzate velocizzano i processi permettendo addestramenti rapidi di intelligenze artificiali personalizzate in base alle proprie attività e singoli campi.
Insomma un’intelligenza per ogni reparto aziendale.
Le API di Vertex saranno addestrabili per visione artificiale, video, linguaggio naturale e altro ancora
(Per saperne di più e restare aggiornati, iscriviti al nuovo canale youtube di Stefano Mini dedicato all’intelligenza artificiale).
Allenarsi con l’intelligenza artificiale
Finora hai visto diversi tool da usare subito per allenarti con l’intelligenza artificiale. Tuttavia se vuoi
GPT Playground
Molti ancora non lo sanno ma l’interfaccia classica di ChatGPT non è l’unico modo di usare il modello. A volte ad esempio l’interfaccia è lenta, a volte si blocca e se non vuoi pagare 20 dollari al mese che GPT-4, vai su Platform di Open AI, scegli Playground in alto e comincia a sbizzarrirti soddisfando tutte le tue curiosità.
Ad esempio, puoi scegliere la funzione “completamento del testo” inserendo un input e guardando l’AI come se la cava.
Platform è disponibile in base all’utilizzo è quindi a consumo, non è un prezzo fisso e se lo si utilizza come la maggior parte delle persone utilizzano chat GPT costerà forse 50 centesimi al mese. In più è possibile fare richiesta per ottenere GPT-4.
Antropic.com
Altro strumento molto utile che adesso è in Alfa chiusa ma a brevissimo sarà aperta una beta. Qui la particolarità sarà nell’economicità del prezzo per poterla usare. Ma ne parleremo diffusamente appena sarà pronta.
13 tool di intelligenza artificiale che aumentano la tua produttività
Come hai visto l’intelligenza artificiale c’è ed è qui per rimanere. Puoi scegliere se gestirla o subirla, ma non ha alternative a doverla conoscere.
Se oggi ancora non la stai utilizzando, affrettati a usare uno dei tool che abbiamo presentato qui, Non rischiare di perdere un treno fondamentale per la tua azienda perché l’AI stravolgerà letteralmente il modo di lavorare di tutti noi, compreso il tuo. Di conseguenza non essere troppo spettatore di questa tecnologia e buttatici dentro, anche se sai nuotare poco. Le ricadute positive sono troppo importanti per restare a guardare gli altri.