Email marketing e Podcast: come impostare la strategia e per quali business è indicata
Secondo gli ultimi dati disponibili il 2024 è stato l’anno della conferma della validità del podcast in Italia: quattro ascoltatori su dieci ascoltano più podcast rispetto all’anno precedente; aumentano sia la capacità di mantenere l’attenzione del pubblico (dal 57% al 62%), sia la quota di chi ascolta intere serie di podcast (48%) a conferma della capacità dei podcast di generare fidelizzazione e ritualità. Nella guerra dell’attenzione che è attualmente la vera sfida da vincere per i brand online il podcast quindi è e resta un formato di comunicazione e marketing di relazione in grado di conferire alto valore aggiunto.
D’altro canto questo blog è pieno di articoli che dimostrano come l’email marketing e la marketing automation siano – nonostante il formato email abbia già più di trent’anni – uno strumento ad alta penetrazione nella sfera del consumatore, che ha scelto di ricevere determinate comunicazioni, a cominciare dalla newsletter, per le quali mostra specifico interesse, una precondizione fondamentale per qualunque brand online che aspiri a vendere presso un pubblico già interessato ai suoi prodotti.
Podcast e email marketing si confermano due strategie ad alta penetrazione per i brand. Spesso però agiscono separati. Chi fa podcast non fa email marketing e viceversa. I più accorti, invece, lo fanno già da un po’, anche perché unire le due strategie, non può che portare vantaggi sia lato business che lato soddisfazione di utenti, lead e clienti.
Vediamo quindi in che modo unire le due cose e creare una strategia di “email podcast marketing”.

Email e podcast. Per quali business può funzionare
Non tutti i business hanno senso a lanciarsi subito con un podcast e sistema di email e automation marketing. È una strategia che può rendere a due condizioni: hai già un pubblico potenziale che vuole ascoltarti e un prodotto/servizio che richiede tempo o fiducia prima dell’acquisto.
“Questa strategia funziona – come spiega Ester Memeo, founder del brand Podstar in questa intervista di Roberto Tarzia per Active Podcast, il podcast di Active Powered – soprattutto quando c’è una necessità di ampliare l’offerta informativa presso il proprio pubblico creando dei percorsi ulteriori che vadano oltre il podcast e conducano verso una conversione utente. Con l’email marketing, come ho avuto modo di sperimentare direttamente, questo avviene con maggiore fluidità, in modo del tutto naturale”.
In pratica, chi lavora nel B2B ad alta considerazione (consulenti, agenzie, SaaS) trova nel podcast un modo ideale per raccontare casi studio e visione strategica, mentre le email gestiscono la parte più tecnica: lead nurturing, follow-up, demo e onboarding.
Anche gli e-commerce di nicchia, soprattutto se basati su community possono trarne beneficio. Un podcast tematico rafforza l’identità del brand e crea legame emotivo; le email poi spingono retention, upsell e riduzione del tasso di abbandono.
Nel settore formazione e corsi online, il podcast diventa vetrina: puoi offrire contenuti gratuiti che dimostrano competenza, mentre l’email marketing guida verso il corso completo, con sequenze e automazioni pensate per aumentare il tasso di iscrizione.
Infine ci sono i brand che vogliono costruire posizionamento personale attorno al founder: la voce crea connessione autentica, la newsletter e le automation trasformano quella fiducia in transazioni reali.
Email Podcast Marketing: la cassetta degli attrezzi
Prima di mettere mano a microfoni e automazioni, è fondamentale chiarire alcune basi:
- Target definito: sapere a chi ti rivolgi e quale problema risolvi. Se non hai idea di chi dovrebbe ascoltarti, rischi di parlare nel vuoto.
- Risorse: il minimo sindacale è un microfono decente, un tool di hosting per il podcast e una piattaforma email che gestisca segmentazione e automazioni. Non servono studi di registrazione da Hollywood, ma un audio decente è necessario.
- Tempo e costanza: un episodio ogni tanto non costruisce relazione. Per partire serve un calendario realistico (anche solo 1 al mese, purché regolare).
Avere già un pubblico
Qui va fatta una distinzione importante tra chi ha già un pubblico e chi parte da zero.
Se sei esordiente, partire subito con email marketing non è consigliabile. In questo caso, il podcast da solo, è lo strumento giusto per attrarre persone e farti conoscere. L’email marketing verrà dopo. Se al contrario, hai già un pubblico, puoi considerare questa strategia.
Di quanto pubblico parliamo?
Ma quanto deve essere esteso il tuo pubblico per poter pensare di utilizzare questa strategia? Quando parliamo di “massa critica”, intendiamo almeno qualche centinaio di ascoltatori costanti per episodio (300–500) o qualche migliaio di ascolti complessivi.
È quel punto in cui sai che i tuoi contenuti interessano davvero a qualcuno.
Con 500 ascoltatori costanti, puoi ambire a costruire una lista da 100–150 iscritti reali: abbastanza per testare le prime automazioni, capire cosa funziona e ottimizzare.
Su queste cifre inizia ad avere senso aprire il fronte email: crei una landing page semplice con un lead magnet (transcript, contenuti extra, sconto) e inizi a convertire ascoltatori in iscritti.
Il funnel operativo: dall’episodio alla vendita
Mettere insieme podcast ed email marketing non significa buttare fuori contenuti a caso e sperare che qualcosa succeda. Funziona solo se li incastri in un percorso preciso: dall’ascolto alla sottoscrizione, dalla sottoscrizione alla relazione, dalla relazione alla vendita.
Facciamo un esempio in un settore concreto: immagina di avere un SaaS B2B che aiuta piccole aziende a gestire il CRM. Pubblicare un podcast tecnico che racconta casi d’uso reali (come un cliente ha risparmiato tempo o aumentato vendite) ti dà credibilità.
Alla fine dell’episodio, non chiedi subito “compra ora”, ma inviti chi ascolta a scaricare un mini–whitepaper gratuito o a guardare un video demo. Questo li porta su una landing dove lasciano la mail. Da lì parte un flusso automatico: prima email di benvenuto, seconda con link a episodi selezionati, terza con la demo gratuita. È un accompagnamento naturale, non una forzatura.
Stesso meccanismo, ma diverso approccio, se sei un e-commerce di nicchia. Immagina un brand che vende kit per cucina asiatica. Nel podcast racconti storie di piatti tradizionali, intervisti chef, dai consigli pratici. Alla fine di ogni puntata: “Vuoi provare la ricetta di oggi? Scarica la lista degli ingredienti pronta da stampare”.
L’ascoltatore arriva su una landing, scarica il PDF e lascia la mail. L’automazione che segue è più emozionale: benvenuto con un codice sconto, poi email con ricette extra, poi proposta di un box speciale.
Non stai solo vendendo prodotti, stai portando l’ascoltatore in cucina con te.
Per il settore formazione online, ancora più semplice: il podcast diventa il teaser del corso. Episodi brevi, magari 15 minuti, dove affronti micro-temi e lasci intravedere che “c’è molto di più” nel tuo percorso completo. Poi una Call to action: “Iscriviti alla mailing list per ricevere un modulo gratuito del corso”. L’automazione qui è costruita come un mini-corso via email: 3–4 lezioni, valore vero, e alla fine la proposta per il corso completo.
Cosa hanno in comune tutti questi esempi? Il podcast apre porte. L’email le attraversa, passo dopo passo, fino alla stanza giusta.
E qui arriva il nodo cruciale: non basta mandare una newsletter quando ti ricordi. Serve un sistema. In media, i flussi più efficaci si basano su:
- una sequenza di benvenuto che fa sentire chi si iscrive “nel posto giusto”;
- una sequenza di nurturing che alterna valore (episodi, contenuti extra) e micro-CTA;
- una sequenza di conversione mirata, attivata da un click, un download o un interesse dimostrato.
È come avere tre corsie parallele: la prima accoglie, la seconda intrattiene e forma, la terza chiude la vendita. L’attenzione che devi metterci è sul non saltare nessuna delle tre corsie..
Questo modello si adatta a qualsiasi settore. Un professionista della consulenza può usare il podcast per spiegare concetti complessi con parole semplici e le email per invitare a una call conoscitiva. Un brand che lavora su abbonamenti (pensa a box di caffè specialty) può usare il podcast per raccontare i territori e le storie dei produttori, e l’email per proporre il rinnovo automatico con benefit esclusivi.
La domanda da farsi non è “cosa racconto nel podcast?” ma “come porto quell’ascolto a un passo successivo dentro la mia strategia?”. Il podcast senza email rimane intrattenimento. L’email senza podcast rischia di non avere storie da raccontare. Insieme, diventano un funnel vivo e fluido.
Contenuti e riproposizione: spremere al massimo un episodio
Uno degli errori più comuni di chi lancia un podcast è trattare ogni episodio come un evento isolato: registrato, pubblicato, e via verso il prossimo. Così però sprechi un’enorme quantità di potenziale.
Ogni episodio, in realtà, è un contenitore di idee che puoi riutilizzare ovunque. Se hai dedicato tempo ed energia per registrare venti minuti di contenuto, non lasciare che restino confinati nella piattaforma. Puoi trasformarli in materiale utile per newsletter, social, blog e persino automazioni.
(ad esempio, come stiamo facendo noi adesso che prendendo spunto dall’intervista del nostro Roberto Tarzia a Ester Memeo sul podcast, siamo qui a scrivere questo articolo per il blog, che poi sarà citato in newsletter, sui social, eccetera eccetera).
Un qualsiasi podcaster che registra un episodio su un qualsiasi argomento, può ricavare:
- una newsletter settimanale che riassume i tre punti chiave, con link per ascoltare l’episodio completo;
- due o tre clip audio/video da 30 secondi, da condividere su LinkedIn e Instagram;
- un articolo di blog approfondito che usa le stesse idee come base, arricchite con esempi e link;
- un lead magnet (checklist o schema grafico) da offrire agli ascoltatori che vogliono “la versione scaricabile” dell’episodio.
Anche gli e-commerce hanno tutto da guadagnare fa questa strategia accoppiata. Ad esempio un e-commerce di prodotti eco-sostenibili può fare una puntata di podcast dedicata a un materiale o a una pratica green, che poi diventano una serie di email educative.
Se il podcast parla del “plastic-free in cucina”, le email successive possono contenere: consigli pratici, link a prodotti correlati, case study di clienti. Non stai solo vendendo, stai portando avanti il discorso aperto nel podcast, un passo per volta.
La strategia è considerare il podcast come il “contenitore madre” e tutti gli altri canali come derivazioni. Non il contrario. La registrazione audio è il momento in cui metti in circolo idee fresche, le email e i social sono i luoghi in cui le idee vengono distribuite, amplificate, testate.
E non è questione di quantità, ma di organizzazione. Un episodio al mese ben sfruttato può generare: una newsletter, un paio di post social, una mini-sequenza di nurturing, e un lead magnet evergreen. Se lo fai con costanza, ogni episodio diventa un asset che lavora per te nel tempo.
Così facendo, anche l’email marketing cambia tono. Non è più “l’ennesima promozione”, ma un flusso naturale di contenuti che hanno origine da un luogo più intimo: la tua voce. Questo rafforza la coerenza del brand e riduce la fatica di dover inventare sempre nuovi spunti.
In definitiva: non registri un podcast per riempire la settimana, registri un podcast per alimentare tutto il resto della macchina.
Errori comuni da evitare
Se podcast ed email marketing insieme funzionano così bene, perché tanti mollano dopo pochi mesi? Perché inciampano sempre negli stessi errori. Sono errori prevedibili, quindi evitabili.
Discontinuità
Un podcast con tre episodi pubblicati a distanza di mesi non crea legame con nessuno. Vale lo stesso per la newsletter mandata “quando capita”. Non serve produrre volumi enormi, ma serve regolarità. Anche solo un episodio al mese e un’email al mese, se mantenuti costanti, valgono più di un fuoco di paglia.
CTA vaga o assente
Molti chiudono il podcast con un “seguitemi sui social” o “lasciate una recensione”. Ok, ma poi? Se l’obiettivo è creare un funnel, la call to action deve portare le persone dove vuoi tu: una landing, un lead magnet, un’offerta.
È come invitare a cena qualcuno e poi dimenticarsi di dargli l’indirizzo di casa.
Landing deboli
Terzo errore. Hai convinto l’ascoltatore a cliccare… e poi trova una pagina scarna, poco chiara, magari non ottimizzata per mobile. Risultato: chiude e se ne va. La landing deve essere semplice, ma curata. Poche parole, un form chiaro, una promessa mantenuta.
Non guardare i dati
Errore fatale. Sia in questo caso, che in tutte le altre strategie di marketing. Siamo nell’era dei dati, tutto dipende dai dati. Pubblicare episodi senza mai controllare ascolti, open rate delle email, clic sui link, procedere “a sensazione”, significa non andare da nessuna parte. Le metriche non devono ossessionarti, ma devi guardarle, analizzarle e interpretarle periodicamente. Sapere se stai crescendo o se sei fermo è indispensabile per capire cosa cambiare.
Dal lato podcast, le metriche base sono tre:
- Ascolti per episodio: non guardare solo il totale complessivo (gonfia l’ego ma serve a poco), conta quanti ascolti stai mantenendo mediamente a ogni nuova pubblicazione. Se sei costante sui 300–500 download, sei già sopra la media della maggior parte dei podcast amatoriali.
- Trend nel tempo: la crescita lenta e costante è più importante del “picco” iniziale. Se il grafico è piatto dopo dieci episodi, significa che non stai distribuendo o promuovendo abbastanza.
- Retention di ascolto: molte piattaforme ti dicono se le persone arrivano alla fine dell’episodio o mollano a metà. Se la maggioranza abbandona dopo cinque minuti, c’è un problema di contenuto o di formato.
Dal lato email marketing, le metriche sono:
- Tasso di iscrizione: quanti ascoltatori riesci a convertire in iscritti alla tua lista. Anche un 2–3% di conversione da ascolti a iscritti è un buon punto di partenza.
- Open rate e CTR (click-through rate): non basta che aprano, devono cliccare. Un CTR del 5–10% è considerato sano, sotto il 2% è segnale di contenuti poco rilevanti o CTA deboli.
- Revenue per subscriber: se vendi prodotti o servizi, alla fine conta questo: quanto guadagna in media da un iscritto alla tua lista. È il dato che ti dice se l’intero sistema podcast + email sta generando ROI o solo visibilità.
E qui torniamo all’integrazione: il dato più interessante non è quanti ascolti hai, ma quanti di quegli ascolti diventano iscritti. Non è quanti iscritti hai, ma quanti diventano clienti. È l’imbuto completo che va guardato.
Ad esempio: un podcast di un consulente HR ha 400 ascolti medi a episodio. Da ogni episodio, 20 persone si iscrivono alla mailing list (5%). Su 100 iscritti, 10 prenotano una call di consulenza, e 2 diventano clienti paganti. Il funnel è piccolo ma funziona: se aumenti la distribuzione e porti a 800 ascolti, i numeri raddoppiano.
Il consiglio è non disperdersi: scegli 2–3 metriche chiave, monitora quelle con costanza, e lascia stare il resto. Tutto il resto (download totali, like sui post, open rate isolati) sono segnali interessanti, ma non sempre indicativi.
Checklist operativa: partire senza perdersi
Vuoi provare a integrare podcast ed email marketing nella tua strategia? Ecco una lista rapida da tenere sulla scrivania. Non sostituisce il lavoro, ma ti evita i classici errori da principiante.
Podcast pronto a partire
- Hai scelto un format chiaro (intervista, monologo, episodi brevi)?
- Hai pianificato almeno 4 episodi in anticipo per garantire continuità?
- Audio decente: non serve studio professionale, ma evita eco e rumori.
Sistema di email marketing attivo
- Se parti da zero: concentrati prima sul podcast, punta a 300–500 ascolti medi per episodio prima di investire sul serio nella mailing list.
- Se hai già pubblico: prepara subito una landing con lead magnet legato al podcast.
- Hai impostato almeno un flusso di benvenuto (3–5 email)?
Connessione tra i due mondi
- In ogni episodio c’è una CTA chiara che porta alla landing o al lead magnet?
- Le email rimandano a episodi specifici, non solo al feed generico?
- Stai taggando e segmentando chi clicca, per personalizzare i contenuti?
Metriche sotto controllo
- Sai quanti ascolti fai in media a episodio?
- Sai quanti ascolti diventano iscritti?
- Sai quanto vale in media ogni iscritto (revenue per subscriber)?
Riproposizione/riciclo dei contenuti
- Da ogni episodio hai già previsto: 1 newsletter, 1–2 post social, un contenuto evergreen (lead magnet, blog)?
- Hai un calendario editoriale che integra podcast, email e social invece di tenerli separati?
Se almeno metà delle caselle qui sopra rimane vuota, non è un problema: significa che hai una roadmap chiara da seguire.
Il podcast non deve diventare un peso e l’email marketing non deve sembrare un lusso. Sono strumenti che funzionano davvero quando sono pensati come un unico sistema.
Come scegliere le piattaforme
Scegliere dove pubblicare il podcast e quale piattaforma usare per l’email marketing può sembrare complicato, ma in realtà si riduce a capire due cose: che tipo di pubblico vuoi raggiungere e quanto sei pronto a investire in termini di tempo e risorse.
Piattaforme per Podcast
Sul fronte audio, ci sono decine di piattaforme di hosting. Alcune più semplici, altre ricche di funzionalità professionali:
- Per chi parte da zero o piccolo pubblico: Spotify per podcaster (gratis, semplice, distribuzione automatica su Spotify e Apple Podcasts), Podbean (piano base a basso costo). L’idea è lanciare senza spendere troppo e concentrarsi sui contenuti.
- Per business medio-grandi o chi punta a monetizzare: Libsyn, Captivate, Transistor. Offrono statistiche più precise, integrazione con newsletter, gestione dei feed avanzata e supporto per più show. Utile se vuoi segmentare il pubblico, offrire contenuti premium o fare sponsorizzazioni.
Quando scegli, valuta anche: analytics, facilità di integrazione con la tua landing page o CRM, possibilità di creare clip/share per i social. Non serve la Ferrari se stai ancora testando
il concept: parti semplice, scala in seguito.
Piattaforme di Email marketing
Anche qui, la scelta dipende da dimensioni e obiettivi:
- Piccoli business o esordienti: MailerLite, Sendinblue, ActiveCampaign: interfaccia semplice, flussi base di automazione, integrazione con landing e moduli web. Costi contenuti e curva di apprendimento rapida.
- Business medio-grandi o con più funnel: ActiveCampaign, HubSpot, Klaviyo (per e-commerce). Offrono segmentazioni avanzate, automazioni multi-step complesse, split-test, CRM integrato. Costano di più, ma permettono di scalare strategie più articolate.
Non scegliere la piattaforma più costosa pensando “così ho tutto subito”. Meglio partire da una soluzione adatta al tuo pubblico attuale e alle tue risorse, e poi migrare quando serve più complessità. L’importante è avere strumenti che parlino tra loro: il podcast deve poter indirizzare l’ascoltatore alla landing, l’email deve poter tracciare l’interesse e attivare automazioni coerenti.
Email marketing e Podcast in conclusione
Integrare podcast ed email marketing non è un esperimento, è un approccio strategico. Il podcast costruisce fiducia e relazione, l’email guida e converte. Separati funzionano, insieme diventano un sistema che porta risultati concreti nel tempo.
La chiave sta nella pianificazione e nella costanza: partire con contenuti coerenti, misurare quello che funziona, correggere ciò che non funziona e riproporre ogni idea nei canali giusti. È un lavoro di pazienza, più strategia che creatività fine a se stessa, ma quando i pezzi si incastrano, il ritorno vale lo sforzo.
