ChatGPT vs Google Bard: chi vincerà la sfida dell’AI e per fare cosa?
Negli ultimi mesi alle fiere del web marketing non c’era una sola azienda che non facesse riferimento, nei suoi prodotti, servizi all’Intelligenza Artificiale. C’era chi proponeva il proprio servizio di copywriting potenziato dall’AI a chi presentava chat intelligenti per questo o quel servizio, per questa o quella funzione. Insomma a livello business pare proprio che l’AI sia entrata prepotentemente nella maggior parte delle aziende italiane.
Del resto il settore promette giri d’affari da capogiro. Se il mercato globale dell’intelligenza artificiale potrebbe raggiungere quota 387 miliardi di dollari di fatturato entro la fine del 2023, secondo le previsioni i ricavi saliranno del 260% entro il 2029, superando così i mille miliardi, grazie a un tasso composito di crescita annua del 20% per i prossimi sette anni.
Per quanto riguarda la situazione italiana, il mercato dell’IA ha raddoppiato il proprio valore negli ultimi due anni e nel 2021 il fatturato ha superato i 380 milioni di euro (+27%), mentre il 53% delle aziende medio grandi italiane ha dichiarato di aver avviato almeno un “AI project” dall’inizio del 2022.
Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Artificial Intelligence, dopo l’Intelligent Data Processing, le soluzioni più diffuse sul mercato italiano riguardano il Natural Language Processing, ovvero l’interpretazione del linguaggio naturale, per il 17,5%, e il Recommendation System, ovvero i suggerimenti di contenuti in linea con le preferenze dei clienti, per il 16%.
Insomma, l’intelligenza artificiale è tra noi, anche se tutto è ancora all’inizio. Ma cosa possiamo aspettarci in futuro dall’intelligenza artificiale nel campo del business?
Chi vincerà la sfida dell’AI? E per fare cosa?
Gli appassionati del settore possono restare aggiornati sulle novità dell’intelligenza artificiale grazie al canale YouTube di Stefano Mini, fondatore di Active Powered, che sta sperimentando l’AI con spirito pionieristico già da qualche mese, riportando notizie e compiendo esperimenti, canale dal quale abbiamo tratto le informazioni che seguono (oltre al podcast di Active Powered, Active Podcast, tenuto sempre da Stefano in compagnia di Alessandro Baglieri).
Cosa si muove sull’intelligenza artificiale in Italia
Quello che appare evidente è che c’è ancora molta incertezza sull’AI, ancora non si sa bene come funzioni e come essa possa essere applicata. Questo accade perché ci sono numerose aziende – non tutte, ma molte di esse – che utilizzano la parola “intelligenza artificiale” come un jolly.
Praticamente appiccicano questa definizione a qualsiasi tipo di prodotto esistente, modificato con una minima integrazione con l’intelligenza artificiale, per poi lasciare al marketing il compito di raccontare un prodotto “basato sull’intelligenza artificiale”, quando in realtà di tratta di puro maquillage in cui l’AI è appena sfiorata.
Intelligenza artificiale e marketing
L’altro fenomeno a cui possiamo assistere è una sorta di “appropriazione” di Chat GPT da parte delle aziende, che ci appiccicano un nuovo logo e lo lanciano come una startup. In pratica fanno poco più che prendere GPT, dargli un prompt leggermente diverso, un sistema leggermente diverso per modificare gli output e creare un’interfaccia front-end.
Così facendo, rilasciano un software e lo promuovono come qualcosa di innovativo, ma in realtà è solo un adattamento superficiale di GPT.
Queste due cose stanno accadendo per due motivi. In primo luogo, tutti parlano di intelligenza artificiale e delle sue potenzialità, quindi è normale che le aziende sfruttino questo argomento per attirare l’attenzione.
E il secondo motivo è che ancora non sono stati rilasciati veri e propri software di qualità che riescano a sfruttare appieno l’intelligenza artificiale in modo integrato. Ci vuole ancora del tempo per capire appieno come funziona l’intelligenza artificiale, i suoi limiti e come integrarla in modo efficace in un software. Bisogna scrivere interi programmi che utilizzino l’intelligenza artificiale, e questo richiede tempo e risorse.
Al momento, sono tutti i software che sfruttano l’intelligenza artificiale per risparmiare tempo, ma dal punto di vista del codice, non sono così difficili come sembrano e non richiedono una grande opera di intelligenza artificiale dietro.
Abbiamo anche noi fatto un progetto simile chiamato “Signor Copy” dedicato al copywriting. È un progetto che abbiamo deciso di sospendere momentaneamente perché stiamo focalizzando le risorse su un altro progetto di intelligenza artificiale, Edgar Bot, il bot intelligente dedicato al supporto clienti, che sta ottenendo maggiore successo di domanda e riscontro con il pubblico.
Come sarà l’intelligenza artificiale nel futuro
Verranno sviluppati software di alta qualità che integrano sistemi avanzati sfruttando veramente l’intelligenza artificiale in modo nuovo, innovativo e pratico. Questi nuovi strumenti arricchiranno l’intelligenza artificiale e la inseriranno all’interno di un sistema più vasto.
I sistemi di intelligenza auto-apprendente saranno in grado di apprendere istruzioni da aziende per fornire prodotti specifici. Prendiamo ad esempio un blog. In questo caso, si parte dalla conoscenza del tuo stile di scrittura e degli argomenti che sono trattati.
Una volta avuto accesso al tuo blog su WordPress e scaricato gli articoli, l’intelligenza artificiale ti potrà suggerire nuovi titoli e nuiove fonti a cui attingere, basandosi sulle tue preferenze e scelte passate.
Successivamente, potrà creare un’outline dell’articolo da approvare o modificare. creare i vari paragrafi, fare delle ricerche su Google per approfondire gli argomenti, permettendoti di selezionare le fonti e i passaggi preferiti.
Alla fine, potrai ottenere un articolo completo con il tuo stile, proprio come se l’avessi scritto tu, indistinguibile dagli altri.
Questo scenario richiede un lavoro molto più complesso rispetto all’ intelligenza artificiale generativa disponibile oggi.
Ma è solo questione di tempo prima che vengano realizzati e resi disponibili al pubblico.
L’Intelligenza artificiale scalabile
Ricerche molto interessanti, soprattutto da Microsoft, dicono che è in arrivo un modello di intelligenza superiore all’attuale Chat GPT di oltre un milione di volte. Questo corrisponde a un miglioramento straordinario, circa 2.300.000 volte migliore rispetto a GPT-4, il che è davvero impressionante.
Secondo questi dati, si può pensare che entro la fine di quest’anno cominceremo a vedere i primi modelli scalabili, cioè applicabili a singole realtà aziendali. E in prospettiva potremmo arrivare a modelli ultra scalabili, in grado di apprendere qualsiasi cosa, includendo dati aziendali e manuali aziendali, in soli 30 secondi.
Immagina un’azienda con un blog che ha migliaia di articoli: con una prossima “GPT-5”, questo modello potrebbe leggere tutti gli articoli, memorizzarli e scrivere nuovi articoli nel tuo stile perché ha memorizzato tutti gli articoli preesistenti.
Ma è vero che Chat GPT sta peggiorando?
Da più parti, recentemente, abbiamo letto notizie riguardanti Chat GPT che starebbe peggiorando in qualità degli output, delle risposte. Come se fosse diventato più stupido.
In realtà non è vero che stia peggiorando. Piuttosto, sono le persone che lo stanno utilizzando in modo sempre più complesso. Quando GPT-4 è stato lanciato, venne considerato un notevole miglioramento rispetto a GPT-3.55, capace di comprendere meglio le cose e di eseguire operazioni basilari senza problemi.
Ora, però, le persone si aspettano che GPT-4 faccia cose sempre più complesse, fino al punto in cui certe richieste risultano troppo difficili o addirittura irrealistiche, e quindi GPT-4 mostra i suoi limiti.
Inoltre c’è un altro fenomeno da considerare. A causa delle diverse denunce per violazione di copyright che OpenAI ha ricevuto da scienziati, artisti, creatori i cui manuali sono stati utilizzati come “istruzioni” per l’AI, è probabile che l’azienda abbia tolto dal dataset di apprendimento di Chat GPT molte di queste opere, il che probabilmente ha causato un deficit qualitativo nelle risposte a domande molto specifiche e di argomento ultra specifico.
È probabile che OpenAI stia cercando di evitare problemi legali rimuovendo alcune informazioni e dati più specifici, come manuali universitari di nicchia, che potrebbero causare problemi legali, questo tuttavia senza apportare un grande impatto sulle capacità generali del modello.
Intanto arriva Bard, l’intelligenza artificiale di Google. Quale va meglio?
Bard è una versione avanzata di PaLM, modello di linguaggio sviluppato internamente da Google Research. Per avere un confronto, Stefano Mini ha fatto un apposito test/confronto con chatGPT 3.5.
Durante il test a entrambi i modelli sono state sottoposte dieci domande di scrittura di codice.
“Ho richiesto loro di generare codice Java e di scrivere su tre argomenti popolari come Python, JavaScript e iPhone. Su dieci prompt identici, sia Bard che GPT hanno risposto in maniera soddisfacente, ma ChatGPT ha vinto su tutte le dieci domande con risposte migliori”.
Il test è proseguito con domande matematiche con GPT 3.5 che ha vinto nove volte su dieci rispetto a Bard, che ha vinto solo una volta su dieci. Inoltre, Stefano ha effettuato domande di ragionamento generale e filosofiche: e ancora una volta, GPT 3.5 ha vinto tutte e dieci le volte, dimostrando la sua superiore capacità.
Tuttavia, Bard si è distinto su due fronti rispetto a GPT. Prima di tutto, Bard ha accesso a dati più recenti, arrivando fino alla fine del 2022 o inizi del 2023, ed ha familiarità con tutte le app di Google. Questo gli consente di fornire risposte di alta qualità, soprattutto riguardo alla documentazione di Google Cloud.
Inoltre, Bard ha una migliore integrazione con la ricerca di Google, fornendo risultati rapidi e di buona qualità. Tuttavia, ha un inconveniente importante: non fornisce i link alle fonti di ricerca, a differenza di ChatGPT 4, che – tramite Bing, il motore di ricerca di Microsoft – offre sempre link e fonti originali, rendendolo più affidabile per la ricerca su internet.
Quando invece si tratta di rispondere a domande senza necessità di link, Bard è molto veloce e riesce a fornire informazioni rapide ed efficaci.
Nel complesso, Bard ha dimostrato di essere rapido nelle risposte, specialmente in questioni di ragionamento. Ma tutto sommato è una delusione in quanto Bard complessivamente non raggiunge lo stesso livello di qualità di Chat GPT.
Il futuro di Bard e di Chat GPT. Quale modello avrà più successo?
Google ha notevoli risorse nell’intelligenza artificiale e ha dominato il settore fin dal 2016. Tuttavia, OpenAI sta recuperando terreno e, con una strategia ben pianificata, sicuramente creeranno modelli di livello simile a GPT-4 nel prossimo futuro. Al momento, OpenAI non è ancora al livello di GPT-3.5, ma il potenziale di crescita è evidente.
L’elemento chiave che potrebbe consentire a OpenAI di rimanere avanti rispetto a Google è una stretta collaborazione con Microsoft. Se Microsoft continuerà a sostenere pienamente OpenAI, insieme potranno competere con successo contro Google nel medio termine. Microsoft sta dimostrando una forte dedizione all’intelligenza artificiale, e con il competente Satya Nadella come leader, hanno tutte le carte in regola per avere successo in questo settore.
Tuttavia, se Microsoft decidesse di sviluppare i propri modelli di intelligenza artificiale o di ridurre il supporto a OpenAI, il vantaggio potrebbe affievolirsi. Al momento, sembra che la partnership tra OpenAI e Microsoft continuerà a prosperare grazie alla loro comune visione sull’importanza dell’intelligenza artificiale e ai risultati positivi ottenuti insieme.
È probabile che OpenAI e Microsoft, lavorando insieme, abbiano il potenziale per battere Google nell’intelligenza artificiale. Continuando a collaborare strettamente, possono mantenere il loro vantaggio e mantenere la loro posizione di primo piano nel settore. Tuttavia, è importante rimanere vigili e costruire una strategia solida per mantenere il successo nel lungo termine.
E Apple in tutto questo?
Da più parti si legge che anche Apple potrebbe intraprendere un percorso nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Al momento, sembra che Apple stia sviluppando un proprio algoritmo e sistema di intelligenza artificiale, ma è probabile che abbiamo deciso di adottare una strategia simile a quella che ha visto il recente lancio del lettore VR. .
Apple è stata tra gli ultimi attori ad entrare nel settore della realtà virtuale, poiché hanno preferito attendere e rilasciare un visore VR che fosse in linea con gli standard Apple.
Questo fa pensare che potrebbero adottare una strategia simile anche per l’intelligenza artificiale. Potrebbero prendersi il tempo per sviluppare internamente un sistema altamente integrato con i loro prodotti, ma potrebbe non essere allo stesso livello dei modelli proposti da Microsoft o Google.
In altre parole, è probabile che Apple non voglia mostrare apertamente le eventuali limitazioni del proprio sistema di intelligenza artificiale e potrebbe preferire limitare l’interazione con esso per garantire risultati di qualità. Tuttavia, potrebbe esserci una limitazione nell’interazione con l’intelligenza artificiale rispetto a modelli come Bard o GPT.
Naturalmente, queste sono solo supposizioni e il futuro delle iniziative di Apple nell’intelligenza artificiale resta incerto. Potrebbero sviluppare una piattaforma di successo, soprattutto se riescono a integrarsi bene con Microsoft, dato che sembra che stiano collaborando strettamente.
Ma attualmente sono semplici spettatori di una sfida tra giganti intelligenti che è appena cominciata. Sta a te e a tutti noi cercare di non restare indietro e cavalcare una rivoluzione tecnologica che è appena agli inizi, l’alba di una nuova era, in cui farsi trovare pronti farà la vera differenza.