Chiedilo ai clienti: tecnica del sondaggio, come fare le domande giuste e ottenere risposte utili 2/2
Nella prima parte di questo nostro viaggio nei sondaggi, abbiamo visto quanto sia fondamentale testare con quelli che poi saranno i clienti, fornitori, lead e stakeholder aziendali l’ interesse verso un brand e i suoi prodotti.
E questo in tutte le fasi di un business, dalla sua nascita, passando per la validazione di idee e prodotti, al posizionamento del brand fino alla fidelizzazione post-vendita.
Ora che sappiamo in quali contesti è utile, anzi fondamentale, fare domande, possiamo concentrarci – ed è il tema di questo articolo – su come devono essere fatte le domande, come ottenere le risposte che servono e come calibrare le azioni conseguenti alle risposte ottenute.
Saper fare le domande significa possedere tecnica ma non solo. Domandare è anche un’arte, che copre gli spazi dell’intuito, della creatività, dell’estro. Che nessuna intelligenza artificiale può (ancora) coprire.
L’arte del fare domande
Qui entriamo nel vivo della tecnica del sondaggio: impariamo a costruire domande che generano risposte utili, a evitare i bias che compromettono i risultati, a scegliere tra domande aperte o chiuse, a strutturare le risposte, a scegliere lo strumento migliore per organizzare domande e risposte, a leggere correttamente i dati raccolti.

Fissare l’obiettivo del sondaggio: cosa vuoi davvero sapere?
Ogni sondaggio efficace parte da una domanda chiave: perché lo stai facendo? Non esiste una struttura standard valida per tutti. Esiste, invece, una struttura coerente con l’obiettivo che ti sei dato.
Gli obiettivi più comuni dei sondaggi aziendali
Ecco alcuni obiettivi ricorrenti e legittimi.
- Validare un’ipotesi di business (es. “questo nuovo servizio ha un potenziale?”).
- Capire meglio i bisogni, desideri o frustrazioni di un target (ad esempio: “cosa ti ha spinto a scegliere noi?”).
- Misurare la soddisfazione.
- Scoprire perché un cliente non acquista o ha smesso di acquistare.
- Co-creare un prodotto o servizio insieme ai clienti,
- Ottimizzare una campagna pubblicitaria o di contenuti.
Un errore comune è cercare di ottenere troppe risposte da un unico sondaggio. Questo porta a questionari confusionari e risultati poco utilizzabili.
Il principio invece dev’essere è: un obiettivo per sondaggio, ogni sondaggio ha un solo obiettivo.
Il caso di Dropbox
Nel 2009, Dropbox condusse un sondaggio mirato a capire cosa impedisse agli utenti di invitare altri amici, un fondamentale del loro modello di business, che prevedeva la condivisione spontanea del servizio.
Grazie alle risposte ottenute, scoprirono che molti non avevano chiaro il vantaggio del programma “referral”. Aggiornarono i testi e l’interfaccia, e il numero di inviti salì del 60%.
Un obiettivo chiaro = una domanda precisa = un’azione conseguente.
L’albero delle domande
Uno dei format più utilizzati dei sondaggi è quello della struttura “a ramificazione”:
- Qual è il mio obiettivo? → capirlo in una frase secca.
- A chi sto parlando? → clienti, lead, ex-clienti, fornitori, ecc.
- Cosa può fare questa persona con la risposta? → fornire feedback, proporre, scegliere, confrontare, ecc.
Questo ti evita sondaggi generalisti e domande vaghe. Un buon sondaggio non è solo quello che ottiene tante risposte, ma quello che ottiene le risposte giuste, da cui puoi agire.
Strutturare le domande: forma, ordine e chiarezza
Una volta definito l’obiettivo, il passo successivo è scrivere le domande. Qui si gioca gran parte dell’efficacia del sondaggio. Una domanda mal posta può generare confusione, distorsione o semplicemente risposte inutili. Una domanda ben scritta, invece, è una leva di precisione.
Le 5 regole d’oro
- Una domanda, un concetto
“Quanto sei soddisfatto del prezzo e del servizio? È una domanda sbagliata. Troppo ampia, che genererà risposte non precise.
“Quanto sei soddisfatto del prezzo?” e “Quanto sei soddisfatto del servizio?” sono domande giuste perché si concentrano su singoli aspetti del prodotto.
- 2. Evita i tecnicismi
- “Qual è il tuo grado di fidelizzazione al nostro ecosistema omnicanale?”. Troppo tecnica, la capisci solo tu.
- “Quanto spesso compri da noi, anche rispetto ad altri?”. Domande semplice, che chiama risposte altrettanto semplici.
- 3. Chiarezza assoluta
Le domande devono essere comprensibili al volo, anche da chi legge di fretta o ha poca familiarità col tema.
- 4. Sii neutrale
- “Quanto ti è piaciuto il nostro fantastico servizio clienti?”. Va da sé che non è una domanda da fare.
- “Come valuti il nostro servizio clienti?”. È una domanda imparziale.
- 5. Ordina con logica
Parti da domande più semplici e generiche e poi entra nel dettaglio.
Importante usare le logiche di “ramificazione”. Se possibile: se un utente risponde “no” a “hai mai acquistato da noi?”, non ha senso chiedergli com’è stata l’esperienza di acquisto.
Il caso di Airbnb
Airbnb è nota per il modo in cui testa continuamente le sue interfacce e servizi tramite micro-sondaggi. Uno dei più efficaci fu una domanda secca:
“Quale è l’aspetto del nostro servizio che più ti ha frenato dal prenotare?
Domanda semplice, aperta, chiara. Le risposte aiutarono Airbnb a scoprire che molti utenti avevano timori non dichiarati (come la pulizia o la sicurezza). L’azienda migliorò le comunicazioni visive sulle pagine, riducendo l’abbandono nella fase finale della prenotazione.
Evita le domande inutili
Scrivi tutte le domande che vorresti fare. Poi elimina senza pietà quelle che non ti servono per prendere una decisione.
Ogni domanda che poni in un sondaggio richiede tempo ed energia mentale all’utente. Più domande metti, più alto è il rischio di stancarlo, annoiarlo o perderlo per strada.
Inoltre, ogni singola domanda deve avere un senso pratico per te: ti serve a prendere una decisione, a scegliere una direzione, a correggere un errore.
Domande aperte o chiuse? Scelta strategica, non casuale
Uno degli snodi cruciali nella progettazione di un sondaggio è scegliere il tipo di risposta che vuoi ottenere. Spesso si fa confusione tra domande aperte e chiuse, o si alternano senza una vera logica. Ma ogni formato serve a uno scopo preciso, e va usato in base al tipo di dato che vuoi ottenere.
Domande chiuse: quando ti servono dati chiari e comparabili
Le domande chiuse sono quelle con un set di risposte predefinito:
- Risposte multiple (una sola scelta o più scelte).
- Scale numeriche o testuali (es. da 1 a 5, da “per niente” a “moltissimo”).
- Domande sì/no.
I vantaggi delle domande chiuse:
- Facili da analizzare.
- Più rapide da compilare.
- Perfette per i sondaggi quantitativi. Ad esempio, “Quanto sei soddisfatto del nostro servizio? (da 1 a 5)” ti consente di ottenere una media e monitorare l’andamento nel tempo.
I Limiti delle domande chiuse:
- Non catturano la motivazione o la sfumatura.
- Ti dicono cosa, ma non sempre perché.
Domande aperte: quando vuoi ascoltare davvero
Le domande aperte, al contrario, permettono all’intervistato di scrivere una risposta libera. Sono fondamentali quando vuoi:
- Cogliere nuove idee.
- Scoprire bisogni latenti.
- Raccogliere testimonianze autentiche.
I vantaggi delle domande aperte:
- Insight qualitativi profondi.
- Fanno emergere parole e linguaggi del cliente.
- Spesso rivelano ciò che non ti aspettavi.
I limiti delle domande aperte:
- Richiedono più tempo all’utente. Col rischio che abbandoni o che risponda non sinceramente o superficialmente.
- Analizzarle richiede interpretazione umana o software di analisi testuale.
- Se sono troppe, riducono il tasso di completamento.
Esempio di domande aperte sono:
- “Cosa ti ha convinto ad acquistare da noi?”.
- “Se potessi migliorare una cosa del nostro servizio, quale sarebbe?”.
Ad esempio, Hotjar, azienda che offre strumenti di feedback visivo, ha analizzato milioni di risposte ai sondaggi aperti. Ha scoperto che una delle domande più efficaci per raccogliere insight utili è semplicemente:
“Cosa ti ha impedito di completare l’acquisto oggi?”
È aperta, ma molto focalizzata. Ha permesso a decine di e-commerce di individuare frizioni reali (spese di spedizione troppo alte, passaggi poco chiari, mancanza di fiducia) e intervenire rapidamente.
Domande chiuse e aperte. Quando usarle insieme
Spesso, il sondaggio più efficace combina entrambi i formati:
- Prima domanda chiusa per inquadrare la risposta.
- Seconda domanda aperta per capirne il motivo.
Esempio combinato:
“Ti è sembrato facile trovare le informazioni che cercavi?”
☐ Sì ☐ No
“Se hai risposto no, cosa ti ha messo in difficoltà?”
Questa logica ti permette di avere dati misurabili e insieme dettagli utili per migliorare.
4. Evitare i bias: come non inquinare le risposte
Quando progetti un sondaggio, potresti inconsapevolmente influenzare le risposte. Come? Inserendo bias, cioè distorsioni che alterano l’attendibilità delle risposte. È uno degli errori più comuni e più gravi: rischi di raccogliere dati che ti confermano quello che già pensi… ma che non riflettono la realtà.
Vediamo i principali bias da evitare, con esempi concreti.
Bias di formulazione: domande che suggeriscono la risposta
Domanda sbagliata:
“Quanto ti è piaciuto il nostro nuovo prodotto?”
Qui dai per scontato che sia piaciuto. È una forma sottile di leading question, cioè domanda che guida.
Domanda neutra:
“Come valuteresti la tua esperienza con il nostro nuovo prodotto?”
Bias di ordine: l’effetto domino delle domande precedenti
L’ordine in cui poni le domande può influenzare le risposte successive. Se inizi con una domanda che evidenzia un problema, l’utente potrebbe rispondere in modo più negativo anche alle domande successive.
Soluzione: metti prima le domande generali e neutrali, poi quelle più specifiche o delicate.
Bias di acquiescenza: dire di sì per abitudine
Il bias di acquiescenza è la tendenza di alcune persone a rispondere “sì”, o a essere d’accordo con le affermazioni, anche quando non ne sono del tutto convinte. Succede perché molte persone, per educazione o per non contraddire, tendono a confermare ciò che leggono.
Come si risolve?
- Non scrivere solo affermazioni positive. Se tutte le domande affermano qualcosa di bello sul tuo prodotto, è facile che l’utente dica sempre “sì” senza pensarci troppo.
- Inserisci domande di controllo. Queste servono per verificare la coerenza delle risposte. Ad esempio, se un utente dice di essere molto soddisfatto, ma poi segnala molti problemi, qualcosa non torna.
- Usa scale bilanciate. Significa che nella scala di risposta ci siano opzioni equilibrate, sia positive che negative, senza suggerire implicitamente una preferenza.
Esempio pratico:
Invece di fare solo domande come:
“Sei soddisfatto del nostro servizio?” (scala da 1 a 5)
Puoi alternare anche con:
- “Cosa ti ha deluso del nostro servizio, se ti ha deluso qualcosa?” (domanda aperta).
- “Quanto sei d’accordo con questa affermazione: ‘Il nostro servizio ha causato problemi imprevisti'” (scala da “per niente” a “completamente”)
In questo modo, non porti l’utente a rispondere sempre “sì” o a confermare ciò che dici, ma gli offri spazio per riflettere davvero sulla propria esperienza.
Bias di desiderabilità sociale
Succede quando chi risponde vuole apparire migliore di quel che è, secondo ciò che ritiene “giusto”.
Ad esempio: se chiedi “Quante volte leggi le nostre newsletter?” potresti ricevere risposte più ottimistiche della realtà.
Usa invece formulazioni che normalizzano ogni comportamento.
“Molti clienti leggono solo alcune newsletter, altri le leggono tutte. Tu cosa fai di solito?”
Bias di selezione del campione
Questo è un errore di selezione del target di chi risponde. Se invii il sondaggio solo a chi ha comprato, ti mancherà il punto di vista di chi non ha comprato (e forse proprio lì c’era l’informazione che ti serviva).
Soluzione: costruisci il campione con attenzione, includendo anche i non-clienti, i lead inattivi, gli utenti “persi”. Meglio ancora, fai tre sondaggi e mandali ai tre diversi segmenti.
Evitare i bias
Evitare i bias richiede attenzione, test e revisione. Prima di lanciare il sondaggio, fallo vedere a qualcuno che non ne sa nulla. Ti dirà se c’è qualcosa che suona strano, tendenzioso o poco chiaro.
Nel dubbio, tieni a mente questa regola d’oro:
“Una buona domanda è come un buon test medico: non deve alterare ciò che misura.”
Costruire la struttura del sondaggio: dall’apertura alla chiusura
Un buon sondaggio non è solo una lista di domande messe in fila. È un percorso, un’esperienza breve ma coerente, che rispetta il tempo e l’attenzione di chi risponde. La struttura è fondamentale per mantenere l’utente coinvolto, ottenere risposte complete e utili, e non farlo abbandonare a metà.
Ecco una struttura efficace, collaudata, che puoi adattare ai tuoi obiettivi.
Introduzione breve ma chiara
Spiega in poche righe perché stai facendo il sondaggio, quanto tempo richiede e cosa ne farai delle risposte. Qui si gioca gran parte della fiducia iniziale.
Esempio: “Ciao! Stiamo raccogliendo opinioni per migliorare il nostro servizio. Ci vorranno meno di 2 minuti. Le risposte sono anonime e ci aiutano a capire meglio cosa conta davvero per te.“
Un sondaggio che non dice a cosa serve rischia di sembrare una raccolta dati fine a sé stessa.
Domande di ingresso: rompere il ghiaccio
Le prime domande devono essere facili e veloci, per mettere a proprio agio. Vanno bene domande di contesto, come l’uso del prodotto o la frequenza d’acquisto. Non cominciare con domande delicate o troppo impegnative.
Puoi cominciare con:
- “Da quanto tempo usi [nome prodotto]?”.
- “Con quale frequenza visiti il nostro sito?”.
Corpo centrale: la parte chiave
Qui inserisci le domande che ti servono davvero. L’ordine è importante:
- Prima le domande generali.
- Poi quelle specifiche.
- Infine eventuali valutazioni o idee aperte.
Esempio (per un e-commerce):
- Quanto sei soddisfatto della navigazione sul sito?
- Hai trovato facilmente ciò che cercavi?
- Cosa potremmo migliorare nel processo d’acquisto?
Alterna domande chiuse (per quantificare) e aperte (per esplorare), ma senza esagerare con queste ultime: richiedono più impegno.
Chiusura e ringraziamento
Concludi sempre con una nota di ringraziamento, magari personalizzata, e — se serve — con una call to action.
“Grazie! Le tue risposte ci aiutano a migliorare ogni giorno. Se vuoi restare aggiornato sulle novità, lascia la tua email qui sotto (opzionale).”
Bonus: offri qualcosa in cambio?
Non è obbligatorio, ma se il sondaggio è lungo o rivolto a contatti “freddi”, puoi motivare con un piccolo incentivo come uno sconto, un contenuto esclusivo, l’accesso a una beta, eccetera.
Una buona struttura non solo aumenta la qualità delle risposte, ma rispetta il tempo e l’intelligenza del cliente. Ricorda sempre: ogni domanda deve avere un perché. Se non sai cosa farne dopo, non metterla.
L’arte della domanda: esempi pratici e template pronti all’uso
Creare un buon sondaggio non significa solo avere obiettivi chiari e una struttura logica. Serve arte nella formulazione delle domande. Perché la differenza tra una domanda ben fatta e una mal posta può essere la differenza tra un’informazione utile e una risposta inutile o fuorviante.Vediamo quindi esempi concreti e template di domande buone (e cattive) divisi per obiettivo. Alla fine trovi anche una tabella di confronto con alcuni errori comuni e come evitarli.
Validazione dell’idea
Domanda sbagliata: “Ti piacerebbe un’app per gestire i tuoi documenti?”.
È vaga, porta a risposte di cortesia. Tutto “piace” in teoria, ma non dice nulla sull’interesse reale.
Domanda giusta:
- “Come gestisci oggi i tuoi documenti digitali?”
- “Hai mai pagato per un servizio che ti aiuti a organizzarli?”
- “Hai mai riscontrato problemi nel trovare un documento salvato tempo fa?”
Queste domande partono dal comportamento attuale, non da scenari ipotetici.
Sviluppo del prodotto
Domanda sbagliata: “Cosa vorresti che migliorassimo nel nostro prodotto?”
Troppo aperta, genera risposte vaghe e spesso poco utilizzabili.
Domanda giusta:
- “Quale funzione usi di più nel nostro prodotto?”.
- “Cosa trovi più complicato o lento da usare?”.
- “Se potessi cambiare una sola cosa del nostro prodotto, quale sarebbe?“.
Soddisfazione del cliente
Domanda sbagliata: “Il nostro servizio clienti è stato utile?”.
È una domanda chiusa, troppo generica, con una sola interpretazione possibile.
Domanda giusta:
- “Quanto ti sei sentito ascoltato dal nostro servizio clienti? (1-5)”.
- “Il problema che avevi è stato risolto al primo contatto?”.
- “Hai qualche suggerimento per migliorare la tua prossima esperienza?”.
In questo caso meglio mixare scale di valutazione + domande aperte.
Email marketing e contenuti
Domanda sbagliata: “Ti piacciono le nostre newsletter?”
Domanda giusta:
“Quale tipo di contenuto ti interessa di più nelle nostre email?”.
“Quanto spesso vorresti ricevere comunicazioni da parte nostra?”.
“C’è stato un contenuto recente che hai trovato particolarmente utile?”.
Template pratici per iniziare
Ecco alcuni format da copiare e adattare:
- “Come ti comporti quando…?”
→ Perfetto per scoprire abitudini e comportamenti reali. - “Qual è stata la tua ultima esperienza con…?”
→ Focalizza su situazioni concrete. - “Se potessi cambiare una cosa di…”
→ Utile per andare subito al punto. - “Cosa ti ha spinto a scegliere noi rispetto ad altri?”
→ Ottimo per sondaggi post-acquisto.
Errori comuni e alternative
| ❌ Errore | ❗ Perché evitarlo | ✅ Alternativa |
| “Ti piacerebbe se…” | Domanda ipotetica, porta a risposte di cortesia | “Come gestisci oggi…” |
| Domanda a doppia opzione: “Quanto è stato utile e veloce il servizio?” | Confusione, due domande in una | Separale in due distinte |
| “Cosa ne pensi del nostro sito?” | Vaga, difficile da quantificare | “Quanto è stato facile trovare ciò che cercavi?” |
| Troppi campi obbligatori | Causa abbandono del sondaggio | Solo domande davvero necessarie |
| Domande senza valore operativo | Non portano ad azioni concrete | Chiedi solo ciò che può guidare una decisione |
Un buon sondaggio è come una conversazione ben fatta: rispetta chi risponde, si prepara bene prima, e fa le domande giuste al momento giusto.
Non è solo “fare domande”: è cosa fai con le risposte che conta
Un sondaggio non si chiude con l’ultima domanda. Inizia lì la parte più importante: leggere, capire e agire sui dati raccolti. Questo passaggio, che spesso viene sottovalutato, è il vero cuore dell’efficacia di un sondaggio.
Come diceva Andrew Chen (General Partner di Andreessen Horowitz ed ex Growth di Uber):
“I dati sono il carburante, ma sono le decisioni che fanno muovere l’azienda.”
Vediamo quindi cosa devi fare con le risposte, fase per fase.
Raccogliere i dati nel modo giusto
I dati vanno organizzati e centralizzati. Evita di lasciarli “sparsi” tra Google Forms, email, CRM, fogli di calcolo.
Idealmente:
- Unisci le risposte in un database unico (Notion, Airtable, Fogli Google, CRM ecc.).
- Se hai domande chiuse, visualizza i risultati con grafici e tabelle.
- Se hai domande aperte, usa tag e parole chiave per clusterizzare i concetti principali.
Strumenti utili possono essere:
- Google Forms → Google Sheets → Grafici automatici.
- Typeform + Zapier → Airtable o CRM.
- Hotjar (per microsondaggi post-azione).
Analizzare con uno scopo
I dati vanno letti con uno scopo preciso: validare o confutare un’ipotesi. Ogni risposta deve portarti a una delle 3 decisioni possibili:
- Procediamo in questa direzione.
- Rivediamo l’idea.
- Scartiamo e cambiamo strada.
Ad esempio: se alla domanda “Pagheresti per una versione premium?” il 70% risponde no e solo il 5% dichiara di volerlo fare… probabilmente l’idea ha poco margine.
Ma se alla domanda “Cosa miglioreresti del nostro servizio?” emerge 9 volte su 10 il tempo di risposta: questa è una priorità operativa, non un parere generico.
Riconoscere pattern, non singole frasi
Evita il classico errore di lasciarti guidare da una singola risposta che “ti fa effetto”. Conta la frequenza e la ripetizione di bisogni e ostacoli, non le opinioni isolate.
Ad esempio:
- “Una persona ha detto che vorrebbe una funzione nuova X, dobbiamo farla!”
- “Il 42% ha segnalato di non riuscire a fare Y con l’attuale versione. Qui serve un’azione.”
Un buon sistema è usare una semplice analisi qualitativa semplificata:
- Leggi tutte le risposte aperte.
- Assegna un’etichetta/tema a ciascuna.
- Conta le ricorrenze.
Condividi i risultati con il team
Spesso i sondaggi vengono letti solo da chi li ha scritti. Ma tutto il team – marketing, prodotto, assistenza – deve vedere, commentare e agire sui risultati.
Soluzioni semplici:
- Un breve report interno ogni mese.
- Una dashboard condivisa.
- Una mini-presentazioni ai team (es. “cosa dicono i clienti questo trimestre”)
Agisci (e falla vedere, questa azione)
Nulla è più frustrante per un cliente che dedicare tempo a un sondaggio e poi… non vedere nessun cambiamento.
Questo è il motivo per cui chiudere il loop è fondamentale. Alcuni modi per farlo:
- Invia un’email di ringraziamento e mostra cosa è stato fatto grazie ai feedback.
- Se hai una community, pubblica un aggiornamento: “Grazie ai vostri feedback, ecco cosa abbiamo migliorato questo mese”.
- Cita i sondaggi nei changelog di prodotto, nei post, nelle newsletter. Ad esempio: “Feature richiesta da 178 clienti negli ultimi 3 mesi.”
Fare un buon sondaggio è metà del lavoro. L’altra metà è trarre valore da ciò che scopri.
C’è una verità semplice, ma potente, alla base di tutto ciò che abbiamo visto: le aziende che crescono sono quelle che sanno ascoltare. E saper ascoltare significa fare domande giuste, nel momento giusto, alle persone giuste.
I sondaggi non sono solo un mezzo per raccogliere opinioni. Sono strumenti strategici per costruire prodotti migliori, contenuti più efficaci, campagne più rilevanti e relazioni più autentiche.
Non c’è fase del marketing e del business – dalla validazione dell’idea fino al consolidamento della relazione con i clienti – che non possa essere orientata da un buon sondaggio.
Chi sa porre buone domande, non solo ottiene buone risposte: ottiene decisioni migliori, clienti più felici, e business più solidi.











